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Due minuti, 120 secondi in cui succede una cosa sola, rilevantissima: sopravvivere all'incidente mortale a Mestre. C'è una coppia di tedeschi che per due minuti ha mancato quella corsa maledetta. E si è salvata.
Coppia di tedeschi perde l'autobus e si salva
Loro mettono in fila i minuti, le frasi, la catena di gesti e di comportamenti che li ha miracolati. Questa è la storia di una coppia di trentenni di Colonia, Ferhat ed Emine, che era in vacanza a Venezia con la piccola Zara di appena 1 anno. Quella sera i due hanno litigato, si sono fermati a mangiare una pizza e hanno perso l'autobus. Anche se hanno provato in tutti i modi a prenderlo. Basti pensare che a un certo punto hanno cercato di telefonare al campeggio Hu a Marghera per avvertire l'autista del bus Alberto Rizzotto di aspettarli. Anche in quella circostanza sono riusciti, inconsapevolmente, ad allontanare la morte di un millimetro perché hanno sbagliato numero e non si sono mai messi in contatto con il campeggio per chiedere di attendere il loro arrivo prima della partenza.Il bus è partito senza di loro. E loro sono scampati alla morte.
Loro che volevano semplicemente rientrare dalla gita a Venezia in tempo per vedere la partita di Champions League Copenhagen-Bayern. «C'era la partita - ha raccontato Ferhat alla Bild - Ma abbiamo saltato l'orario delle 19.30 di due minuti. Mi sono lamentato con mia moglie: "Faremo tardi per colpa tua e non potrò guardare la partita".
Anche Emine ricostruisce quegli attimi: «Mentre aspettavamo, alle 19.32, diverse auto della polizia andavano in quella direzione. Ci chiedevamo perché non arrivasse l'autobus, avevamo con noi una bimba piccola e c'erano anche persone anziane che aspettavano lì. Poi è arrivata la notizia che c'era stato un incidente». Sono tornati all'alloggio a piedi camminando per quaranta minuti. Solo poco dopo, guardando il telegiornale, hanno collegato le notizie e hanno capito che quello precipitato era il bus che avrebbero dovuto prendere loro. Sopravvissuti. Lo status di sopravvissuti è arrivato così per Emine e Ferhat, con una specie di scossa terrificante e allo stesso tempo senza senso.
Sono più di 72 ore che ripercorrono quei momenti, li ricompongono pazienti, pesano le parole che si sono detti, benedicono quel litigio e quell'attardarsi di soli due minuti che li ha tenuti in vita.
Spiega Emine quegli istanti comuni a tante coppie quando magari sopraggiunge la stanchezza durante una vacanza in cui la sera diventa faticoso persino decidere cosa fare o dove mangiare: «Non riuscivamo proprio a decidere dove volevamo mangiare. Siamo arrivati nel centro storico alle 19, ma non avevo voglia di portare il passeggino sui ponti più grandi. Alle 19.22 ho detto a mio marito: va bene, andiamo a mangiare in albergo».
Bus Mestre, il punto esatto dell'incidente: il sopralluogo - Video
Aggiunge lui: «Volevo vedere la partita e volevo mangiare una vera pizza cotta nel forno a pietra qui in Italia. E ho notato che a Venezia non c'era. Ho pensato: che mangi qui o in hotel, è la stessa cosa. Ecco perché volevamo andare in hotel con il pullman delle 19.30. Ma lo abbiamo perso e forse è per questo che siamo ancora vivi adesso». Forse. Tutto è avvolto nell'incertezza perché è impossibile decifrare il senso di una banalissima corsa persa che diventa un colpo di fortuna clamoroso: un appuntamento mancato con la morte.
«Non siamo riusciti a dormire fino alle 2 del mattino quando ci siamo davvero resi conto di cos'era successo. Non abbiamo saputo fare altro che abbracciare nostra figlia», hanno detto al giornalista della Bild. E c'è da scommettere che continuino a chiedersi ancora perché.
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Il Messaggero