È una strada segnata dalla decisione della Consulta quella che domani porterà all’assoluzione di Marco Cappato, l’esponente dei Radicali finito sotto...
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Suicidio assistito, la Consulta: «Nessun obbligo per i medici»
Fine vita, ok a interruzione cure senza testamento biologico: serve un "rappresentante"
IL VERDETTO
La discussione riprenderà dalla requisitoria del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e del pm Sara Arduini: il loro intervento dovrebbe durare una ventina di minuti per chiudersi con la richiesta di assoluzione «perché il fatto non costituisce reato» alla luce della sentenza della Corte Costituzionale. Sulla stessa linea le arringhe degli avvocati Massimo Rossi e Francesco Di Paola, legali del tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, atteso in aula assieme, molto probabilmente, ai parenti di Fabiano Antoniani. Dopo di che la camera di consiglio si riunirà per il verdetto di assoluzione. E questo alla luce della pronuncia della Consulta che ha messo quattro paletti ben definiti indicando le condizioni il base alle quali si esclude la punibilità dell’aiuto al suicidio.
LE CONDIZIONI
Il primo paletto riguarda la perfetta capacità di autodeterminarsi di un individuo e cioè di decidere liberamente e in piena autonomia. Il secondo l’irreversibilità della malattia, il terzo patire sofferenze fisiche e psichiche atroci e il quarto essere tenuti in vita da un supporto come l’idratazione o la respirazioni artificiali. In questo quadro la Corte costituzionale ha inoltre stabilito che per il futuro saranno le strutture pubbliche del servizio sanitario nazionale, previo parere di un comitato etico territoriale, a verificare la sussistenza di tali condizioni. Per i fatti già avvenuti, invece, il compito spetterà ai giudici. Come il caso di Dj Fabo nel quale le condizioni indicate dalla Consulta sono emerse durante il dibattimento. Quindi la strada non può che essere una sola. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero