Si può chiedere l'interruzione delle terapie, in determinati casi, anche in assenza del Testamento biologico da parte del paziente, ma a patto che egli abbia...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Suicidio assistito, cosa cambia dopo la sentenza della Consulta
Dopo la sentenza della Consulta dello scorso 25 settembre, che ha aperto al suicidio assistito affermando che l'aiuto al suicidio è lecito in casi estremi come quello di Dj Fabo, ed in attesa che riprendano i lavori parlamentari sulla questione (l'avvio è fissato per la prossima settimana in commissione Giustizia alla Camera), il tema del fine vita torma dunque alla ribalta con la decisione del Tribunale di Roma. E sempre oggi, sul fine vita si è pronunciato, con un post, Beppe Grillo: «Non si ostacolino le scelte con le leggi - ha affermato -. Non capisco e non capirò mai come possa venire in mente di metterci a dettar legge al mistero triste e fabbricare impicci e cavilli vari per ostacolare quelle pochissime scelte che restano alla fine».
LEGGI ANCHE Fine vita, cosa prevedono le leggi degli altri Paesi europei
Ma se il garante del Movimento 5 Stelle dice "no" a leggi in materia, il provvedimento del Tribunale di Roma apre una nuova strada: l'amministratore di sostegno di un paziente, spiega il segretario dell'Associazione Coscioni Filomena Gallo, «può dunque richiedere l'interruzione delle terapie per quel soggetto se lo stesso paziente aveva già espresso in precedenza una volontà in tal senso, pur non avendo fatto un Testamento biologico. L'intervento del Giudice tutelare sarà necessario solo se vi fosse opposizione da parte del medico a procedere».
Il provvedimento del Tribunale è in seguito ad un caso che vede protagonisti il signor P., compagno e amministratore di sostegno di B., una signora di 62 anni in stato vegetativo irreversibile dal dicembre 2017 e immobile in un letto da due anni, spiega Gallo, uno degli avvocati che ha seguito il caso. B., in passato, ogni volta che veniva a conoscenza di casi di persone in stato vegetativo, dichiarava che se fosse accaduto a lei, mai avrebbe voluto proseguire i suoi giorni in quello stato. Convinzione che ha ripetuto tante volte a chi le era più vicino. Ne erano a conoscenza tutti coloro che facevano parte della sua sfera affettiva più intima, anche gli amici conoscevano le sue volontà.
Consapevole di tutto ciò, l'amministratore ha presentato un ricorso al Giudice tutelare per poter procedere, previo il ricorso alle cure palliative e sedazione profonda, al distacco dai trattamenti.
Il Messaggero