Coronavirus, in azienda respiratori «si lavora come in guerra». «Sigillati» in azienda con mascherine e ogni precauzione anti-contagio, con...
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Coronavirus, Mattarella: «Ue solidarizzi e non ostacoli l'Italia»
Coronavirus, bollette rinviate e niente distacchi a chi è in difficoltà
«Abbiamo 35 dipendenti ma diamo del filo da torcere a una multinazionale», «siamo carichi a molla», dice all'ANSA Giuseppe Preziosa, presidente dell'azienda che ha fondato quando aveva 28 anni, con background da tecnico anestesista. Da una settimana Preziosa è «blindato» tra le mura dello stabilimento. Insieme agli altri dipendenti ai quali ha già promesso un congruo premio di produzione. Mentre le aziende, quasi tutte del Nord, che forniscono componenti, hanno ricevuto «pass» speciali per spostarsi e consegnare pezzi in queste settimane di lock-down.
«Con Roma, la Protezione civile, ci sentiamo ogni 10 minuti, il nuovo commissario straordinario Domenico Arcuri è un monumento. Ogni volta che apro il computer vedo arrivate decine di mail con ordini per i nostri ventilatori, anche ora: mille me ne chiedono dall'Egitto, e poi centinaia da Romania, California, Canada, Cile, Messico. A tutti devo dire no». No, perché la produzione è stata contingentata per l'Italia. E anche le 320 macchine già acquistate da clienti esteri la settimana scorsa sono state dirottate con urgenza verso gli ospedali di Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna. Eventuali penali? «Ci penseremo, ci saranno, ma ora le priorità sono altre». L'attività di Siare è stata sconvolta venerdì scorso: «Consip a fine gennaio aveva fatto una gara per 5mila ventilatori polmonari andata deserta, nemmeno noi avevamo risposto. A una quantità del genere nessuno poteva far fronte. Il mercato mondiale è di 35mila macchine», spiega Preziosa. Venerdì la telefonata del premier Conte, il viaggio a Roma e «la sera siamo usciti con un ordine in tasca di 2mila ventilatori in 3 mesi».
Una sfida, ma anche una grande responsabilità.
Il Messaggero