Coronavirus Alzano, il sottosegretario Zampa: «Tracce di Covid nelle acque reflue, l'allarme doveva partire dal territorio»

Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute, perché non scattò prima l'allarme ad Alzano? Secondo i dati forniti dall'Ats Bergamo e dall'Asst Bergamo Est...

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Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute, perché non scattò prima l'allarme ad Alzano? Secondo i dati forniti dall'Ats Bergamo e dall'Asst Bergamo Est da novembre a gennaio sono stati 110 i pazienti con polmoniti con «agente non specificato».

«Questa è una bella domanda. Di sicuro, queste polmoniti anomale finirono subito sulle pagine locali dei quotidiani, anche importanti. Ci sono rassegne stampa facilmente reperibili che lo testimoniano. Anche io nei miei personali focus group, con i miei amici e cari ci interrogammo su questi numeri anomali».

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E quindi perché secondo lei non partì un allarme? E soprattutto chi doveva lanciarlo?
«Mi ricordo di queste strane polmoniti, appunto. E da quanto emerso poi, già a dicembre nelle acque reflue di questi territori iniziarono a comparire tracce di Covid. Cosa non ha funzionato? Le sentinelle dei territori non hanno fatto il loro dovere».
A chi si riferisce?
«Ai distretti di prevenzione, gli uffici, le vecchie Asl, insomma».
Sta dicendo che ci fu una sottovalutazione del fenomeno almeno dal punto di vista numerico?
«Mi limito a ricostruire i fatti e a ricordare quel periodo. Inoltre, già a dicembre, iniziarono a circolare le immagini di Wuhan in tutto il mondo».
Ma in quanto sottosegretario alla Salute lei può ricostruire quando la segnalazione arrivò da Alzano a Roma?
«Sono dati tecnici, che spesso nella loro elaborazione, senza un input chiaro da parte degli enti locali difficilmente sono portati subito a conoscenza della struttura politica del ministero».
Premessa: dal ministero della Salute di Roberto Speranza ricostruiscono l'iter di quel periodo così: in Italia l'allarme prese piede solo il 5 gennaio, quando fu recepita la circolare dell'Oms e, di conseguenza, vennero rafforzati i presidi alle frontiere, soprattutto in entrata. Solitamente, inoltre, il meccanismo che dalla periferia giunge a Roma è molto complesso. Ci sono le Sdo (schede dimissioni ospedaliere) che dagli ospedali passano alle Asl, poi finiscono nei cervelloni delle Regioni che inviano tutto nella Capitale, al ministero.
 

Quindi Zampa, per riprendere il discorso, si poteva intervenire?
«Forse dai territori non si alzò il giusto interesse. E mancò dunque attenzione. Di sicuro la medicina del territorio va potenziata, bisogna ripensarla».
Ma non ha responsabilità anche il ministero?
«Il ministero è stato trasparentissimo. Soprattutto nell'elaborazione dei dati legati alle vittime del Covid. Siamo stati il primo Paese in Europa a verificare l'origine dei decessi anche post mortem».
Le risultano in quel periodo, segnalazioni da Alzano?
«No. Ma mi faccia dire una cosa».
Prego.

«Quando le cose vanno bene non si possono tessere le lodi della sanità decentrata e quando vanno male si scarica sullo Stato».

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Il Messaggero