È forse diventato il luogo del delitto per antonomasia, al centro di un caso che ha cambiato la storia della cronaca nera in Italia. La casetta nella frazione di Montroz...
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Ma anche meta di turismo macabro e casa dei tanti misteri irrisolti, tra chi cercava un'arma mai trovata o tracce utili a risolvere un giallo che ha diviso gli italiani in colpevolisti e innocentisti, ma che ha avuto, alla fine, una sola responsabile, per i giudici: Annamaria Franzoni. La mamma di Cogne ha ormai pagato il suo conto con la giustizia e da circa un anno è una donna libera. Ha scelto di vivere in silenzio circondata e protetta dalla sua famiglia e dalle montagne dell'Appennino bolognese.
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Ma per lei non c'è mai pace.
Ma proprio a Cogne la donna era voluta tornare, per qualche giorno, un anno fa, dopo aver concluso la pena, scontata negli ultimi anni in detenzione domiciliare, ma col divieto appunto di rientrare nel comune della Val d'Aosta. Il pignoramento riguarda metà della proprietà immobiliare che, a quanto pare, è l'unico bene aggredibile. Ma l'11 novembre Franzoni, assistita dagli avvocati Maria Rindinella e Lorenza Parenti del foro di Bologna, si è opposta, iscrivendo a ruolo, in tribunale ad Aosta, la procedura. In pratica, oltre a un vizio nella notifica dell'atto (che sarebbe stato indirizzato solo a lei mentre la casa è di proprietà anche del marito) si sostiene che la villetta non è pignorabile perché è all'interno di un fondo patrimoniale, costituito a maggio 2009, dopo che la sentenza penale divenne irrevocabile, da Franzoni e dal coniuge Stefano Lorenzi. Il giudice dell'esecuzione Paolo De Paola ha fissato un'udienza per l'11 dicembre. Taormina, assistito dal figlio Giorgio e dall'avvocato Giuseppina Foderà di Aosta potrà costituirsi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero