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Diceva Carmelo Bene che l'Italia è un condominio. E così in tempi di coprifuoco, di ristoranti serrati allo scoccare delle 18, di spritz ammainati causa Covid, ecco moltiplicarsi sulle terrazze o nei lavatoi più arieggiati perfino in qualche sala parrocchiale ceduta per faccende molto profane - le assemblee tra vicini, valide e frequentatissime addirittura in prima convocazione. «La verità è che per tanti è rimasto l'unico momento di socialità. Ce lo dicono proprio: lasciateci almeno l'assemblea», scherza (ma non troppo) Rossana De Angelis, la presidente romana dell'Anaci, l'associazione degli amministratori di condominio. «In base ai nostri dati aggiunge le richieste di assemblea sono aumentate del 50% nelle ultime due settimane. Si è cominciato sulla scia del coprifuoco a mezzanotte e ora, con i locali chiusi dalle 6 di sera, ecco una nuova ondata di convocazioni». Un'altra seconda ondata: toglietemi tutto ma non la disputa sui millesimi.
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«In un palazzo di via del Gazometro un signore si è presentato con pasticcini e aperitivo», racconta Francesco Pellicanò, 55 anni, amministratore di palazzi tra Testaccio e l'Ostiense. I problemi, dice, sono soprattutto legati agli spazi. «Nei condomini grandi, dove abitano 50-60 famiglie, le assemblee fisiche, come si dice oggi in presenza, non si possono fare. Bisognerebbe affittare un teatro». Ci si arrangia fra terrazze e lavatoi, si riscoprono i cortili. Oppure ci si rivolge al parroco, magari chiedendo la riconversione di un campetto di calcio a 5, giusto il tempo di un confronto sul contabilizzatore della caldaia.
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L'INCENTIVO
Molti condòmini agognano il superbonus, c'è un po' la corsa alla detrazione, al 110% che corre di bocca in bocca e per cui è necessaria la delibera condominiale.
Si potrebbe ovviare al problema trasmigrando le assemblee su Zoom o Google Hangouts. Perfino l'Assemblea capitolina, da mesi, delibera in videochat. Per l'assemblea condominiale, invece, la via telematica è più ostica di quanto ci si aspetterebbe. «Serve il preventivo consenso di tutti i condomini, una specie di mission impossible», lamenta la presidente dell'associazione romana degli amministratori. «Nei palazzi abitati perlopiù da ragazzi è facile, si convincono subito, sono già abituati», racconta Marino Di Paolo, amministratore in zona Eur. Altrove invece ci si divide. C'è chi getta la spugna e chi invece insiste pervicacemente: hasta l'assemblea siempre. «Se diciamo di no - conclude Pellicanò - ci mandano la raccomandata». Entro 10 giorni l'assemblea s'ha da fare. L'innesco perfetto per un raduno condominiale, si litiga ancora prima di cominciare.
Il Messaggero