Vigili del Fuoco, Cgil e Cisl in stato di agitazione:«Nessun dialogo con il governo sulla distribuzione delle risorse»

Vigili del Fuoco, Cgil e Cisl in stato di agitazione:«Nessun dialogo con il governo sulla distribuzione delle risorse»
I Vigili del Fuoco tornano alla carica contro il governo. Dopo lo stanziamento nella manovra di 65 milioni nel 2020 per l'equiparazione dello stipendio dei pompieri a...

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I Vigili del Fuoco tornano alla carica contro il governo. Dopo lo stanziamento nella manovra di 65 milioni nel 2020 per l'equiparazione dello stipendio dei pompieri a quello di altri corpi della polizia, i sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione. Alla base della controversia c'è la questione della distribuzione delle risorse, un dibattito nel quale non sono state coinvolte le sigle sindacali.  «L'amministrazione intende distribuire, autonomamente e senza negoziare con i sindacati, le risorse previste dalla legge di Bilancio 2020. Una distribuzione che si limiterà a omologare le retribuzioni di tutti i corpi di polizia, senza distinzioni di professionalità. Una decisione che non solo non condividiamo ma con la quale viene anche meno la contrattazione sindacale prevista dalle norme vigenti», così la posizione della Funzione pubblica Cgil vigili del fuoco e della federazione nazionale sicurezza Cisl. 


Pompeo Mannone segretario generale della Fns Cisl ha spiegato al Il Messaggero che «La divione delle risorse non è semplice, a nostro giudizio deve avvenire tramite accordo tra parti. Per distribuirle ci deve essere una discussione di merito». Un esempio: secondo Mannone alle squadre di intervento dovrebbero andare più risorse, perché sono quelle che garantiscono il soccorso e di conseguenza sono quelle che rischiano di più. «Siamo in stato di agitazione, perché il governo non riconoscere il ruolo del sindacato e non ci vuole coinvolgere nella discussione. Questo atteggiamento politico è molto grave, perché sta mettendo da parte le istituzioni sindacali». 

Il 25 febbraio i sindacati sono stati chiamati dall'esecutivo per una conciliazione, ma si è conclusa con un niente di fatto. Così lo stato di agitazione continua. Ma assicura Mannone: «Non prenderemmo nessuna iniziativa fino a quando ci sarà l'emergenza del coronavirus». 



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Il Messaggero