Bitcoin, nuovo crollo. La Sec: «Necessario coordinarsi, serve più autorità»

La filiale di una banca in Bitcoin
Le autorità finanziarie potrebbero aver bisogno di una maggiore autorità sulle criptovalute. E dovrebbero coordinarsi sul Bitcoin e le sue sorelle. A sostenerlo...

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Le autorità finanziarie potrebbero aver bisogno di una maggiore autorità sulle criptovalute. E dovrebbero coordinarsi sul Bitcoin e le sue sorelle. A sostenerlo è il presidente della Sec, Jay Clayton, in un’audizione in Congresso. Gli fa eco il presidente della Commodity e Futures Trading Commission, Christopher Giancarlo, secondo il quale le attuali modalità di supervisione spezzettate non sono sufficienti: le criptovalute richiedono un approccio nuovo da parte delle autorità. Intanto a puntare il faro sul rischio di frodi è il presidente dell’americana Commodity e Futures Trading Commission, Christopher Giancarlo. «Il mercato delle criptovalute valute è limitato», dice,«così come sono limitati per ora i rischi sistemici che può creare». Lo stesso presidente è convinto che diverse aziende legate alle criptovalute siano una frode. «Abbiamo bisogno di più risorse» per monitorare, aggiunge Giancarlo. Sullo sfondo il crollo dei Bircoin, che dopo i guadagni stellari di inizio anno ora sembra inarrestabile.


La valuta digitale, per la prima volta da metà novembre, è scivolata sotto la soglia dei 6.000 dollari, a un minimo di 5.922 dollari, in ribasso dell’11%, salvo poi ridurre le perdite agli attuali 6.570 dollari (-5%). Bitcoin cede circa il 70% rispetto al massimo storico di 19.783,21 dollari toccato a dicembre. Anche le altre maggiori valute virtuali seguono la stessa china: Etherum, anche nota come Ether, si attesta attorno a 577 dollari, dopo avere toccato il 13 gennaio il record di 1.432,88 dollari, e Ripple cala più dell’80% dal massimo di 3,81 dollari fissato a inizio febbraio. Il crollo di Bitcoin e delle sue rivali pesa anche sulla capitalizzazione: nell’ultimo mese il mercato, che a gennaio era arrivato al record di 835,69 miliardi, ha complessivamente bruciato valore per oltre 550 miliardi di dollari (557,1 miliardi per la precisione), con la market cap totale scivolata agli attuali 278,5 miliardi.


I fattori che incidono sul crollo sono vari, ma in particolare pesa il fatto che negli Stati Uniti la Commodity Futures Trading Commission (l’auturità di supervisione sul mercato dei future) e la Securities and Exchange Commission (la Consob americana) prevedono di chiedere al Congresso di mettere sotto la supervisione federale le piattaforme di trading di valute digitali. Anche in Europa, Agustin Carstens, direttore generale della Banca dei regolamenti internazionali, ha parlato di vari punti a favore di una maggiore supervisione delle autorità sulle valute digitali a causa del loro legame con i mercati finanziari.
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Il Messaggero