Pensioni, Ape sociale estesa la via per il dopo Quota 100

Pensioni, Ape sociale estesa la via per il dopo Quota 100
Si parte da Ape sociale e lavori usuranti. La trattativa sul dopo Quota 100 e sul futuro assetto delle pensioni è ancora lontana dall’entrare nel vivo: per ora i...

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Si parte da Ape sociale e lavori usuranti. La trattativa sul dopo Quota 100 e sul futuro assetto delle pensioni è ancora lontana dall’entrare nel vivo: per ora i sindacati continuano a chiedere la formalizzazione del tavolo, che però non arriverà prima della conclusione del percorso della riforma degli ammortizzatori sociali.

 

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Pensioni, Ape sociale estesa la via

Dunque l’orizzonte è quello della legge di Bilancio, nella quale dovranno essere concretamente specificate le regole in vigore dal gennaio del prossimo anno. In assenza di interventi si ricadrebbe automaticamente nelle regole della legge Fornero, salvo gli “aggiustamenti” in vigore dal 2017, ovvero essenzialmente proprio l’Ape sociale, una sorta di pensione provvisoria per alcune categorie più deboli, in attesa del diritto al trattamento definitivo.

 

 

LE BASI In prima battuta il governo vorrebbe mantenere questo approccio e quindi limitare la possibilità di uscita anticipata a chi si trova in situazione di difficoltà. Si tratterebbe quindi di confermare ed anzi potenziare l’Ape sociale, allargandone le maglie ed allo stesso tempo di rivedere la disciplina per i cosiddetti “lavori usuranti” che riguarda una platea ancora più ristretta. Questa linea era in qualche modo trapelata lo scorso aprile in alcune bozze preliminari del Documento di economia e finanza: poi quel riferimento fu diplomaticamente cancellato. Ma verosimilmente la prima proposta del governo si muoverà nella stessa logica. Oggi l’Ape sociale, a cui si può accedere all’età di 63 anni, riguarda disoccupati che hanno esaurito gli altri sussidi, oppure lavoratori invalidi o che assistono parenti disabili o ancora appartenenti a 15 particolari categorie dagli operai dell’edilizia agli infermieri agli addetti alle pulizie. Nei primi tre casi sono richiesti 30 anni di anzianità, in quello delle attività “faticose” 36. Il canale dei lavori usuranti riguarda invece chi svolge mansioni particolarmente pesanti come quelle in miniera oppure ad alte temperature, o ancora con orario notturno continuato, o ancora addetti alla “linea catena” e conducenti di veicoli per il trasporto collettivo. In tutte queste situazioni è possibile andare in pensione anticipatamente, con il sistema delle quote precedente alla legge Fornero. Confermare e ampliare i due canali, includendo ulteriori categorie lavorative, non risulterebbe particolarmente costoso.

 

 

LE ALTERNATIVE Molto più onerosa per il bilancio pubblico sarebbe la soluzione caldeggiata dai sindacati (che trova sul fronte politico il sostegno della Lega) ovvero la possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente all’età (impropriamente chiamata “quota 41”): tra l’altro un forte incremento della spesa non sarebbe visto di buon occhio a Bruxelles nella fase di partenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Potrebbe però essere presa in considerazione un’altra via di cui si discute già da tempo, ovvero l’uscita con almeno 64 anni di età e un requisito contributivo pari a 36 (o anche 38 anni) e la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo: questa formula avrebbe un certo costo nell’immediato per le maggiori uscite ma nei decenni successivi permetterebbe al contrario risparmi a causa del minor importo degli assegni contributivi. Oggi intanto è in calendario la relazione annuale dell’Inps, nel corso della quale il presidente Tridico potrebbe fornire alcuni elementi quantitativi di valutazione sullo scenario del dopo Quota 100. 

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Il Messaggero