Eba: meno banchieri con stipendi alti, Italia stabile

Eba: meno banchieri con stipendi alti, Italia stabile
Calo, nel 2016, dei banchieri europei con stipendi e bonus sopra il milione di euro annui mentre in Italia il numero è quasi invariato (da 174 a 172). Lo rileva l'Eba...

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Calo, nel 2016, dei banchieri europei con stipendi e bonus sopra il milione di euro annui mentre in Italia il numero è quasi invariato (da 174 a 172). Lo rileva l'Eba nel rapporto annuale secondo cui nel Vecchio Continente sono scesi del 10,6% da 5.142 a 4.597 a causa del tasso di cambio sterlina/euro che ha inciso sui manager in Gran Bretagna. Nel nostro paese le remunerazioni, fisse e variabili, sono state in media pari a 1,73 milioni a testa. Quasi tutti (134) nella fascia fra 1 e 2 milioni ma c'è anche una figura che ha guadagnato un totale di 11,5 milioni.  In totale fra stipendi fissi, variabili e bonus dilazionati nel tempo, i top manager italiani sono costati al settore bancario e finanziario 351 milioni di euro. Quasi un terzo, pari a 101 milioni, è andato a 58 dirigenti dell'investment banking principalmente sotto forma di bonus: la parte variabile costituisce i due terzi della remunerazione totale. Subito dopo sono arrivati i 17 con funzioni corporate con 52 milioni (di cui 12 appunto riferiti a una sola persona). Dietro i 18 dirigenti del retail con 29 milioni di euro, per la gran parte corrisposti sotto forma di retribuzione fissa. Tornando al rapporto sull'intero comparto europeo l' Eba nota come il calo sia dovuto principalmente «dalle variazioni dei tassi di cambio sterlina/euro che ha portato a una riduzione delle retribuzioni dei manager pagati in pound». L'autorità di vigilanza sottolinea comunque come le regole «non siano ancora sufficientemente armonizzate» fra i diversi paesi e possono «differire significativamente» visto il differente recepimento della direttiva europea CrIV. In ogni caso, nota l' Eba, dall'introduzione del tetto ai bonus che non può superare il 100% di quella fissa (o il 200% ma solo dietro voto espresso degli azionisti), la media fra i due componenti è scesa negli anni ed ora è al 57,1%. 
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Il Messaggero