Dissesto idrogeologico, Corte Conti: per il Piano "ProteggItalia" restano problemi di Governance

Dissesto idrogeologico, Corte Conti: per il Piano "ProteggItalia" restano problemi di Governance
(Teleborsa) - Il "Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale" ha unificato il quadro generale dei...

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(Teleborsa) - Il "Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale" ha unificato il quadro generale dei finanziamenti ma non ha risolto i problemi dell'unificazione dei criteri e delle procedure di spesa, dell'unicità del monitoraggio e dell'accelerazione della spesa. È quanto è emerso da una relazione su "Gli interventi delle Amministrazioni dello Stato per la mitigazione del rischio idrogeologico" approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti.


Dal 2018 e fino al 2030 il Piano può fare affidamento di una dotazione finanziaria pari a 14,3 miliardi di euro tra risorse nazionali e comunitarie. "L'indagine della Corte – si legge in una nota – ha esaminato lo stato di attuazione del Piano per la mitigazione del rischio idrogeologico, il Dpcm 20 febbraio 2019 c.d. "ProteggItalia", che nasce con l'intento non solo di operare una ricognizione delle risorse nazionali ed europee, ma di superare l'approccio emergenziale al tema del dissesto attraverso l'individuazione di misure di emergenza, di prevenzione, di manutenzione e misure organizzative, gestite per competenza da più Amministrazioni statali". La magistratura contabile ha ribadito la necessità di superare le gestioni straordinarie e semplificare i processi verso un rientro ad un regime ordinato di competenze, con una programmazione in via ordinaria della gestione del territorio che, oltre a garantire la progettazione e realizzazione degli interventi, sia guidata da una adeguata pianificazione in coerenza con i parametri fissati da Bruxelles con la "Direttiva alluvioni" e la "Direttiva Acque".

La Corte dei Conti ha però individuato diverse criticità all'interno del Piano. Innanzitutto "l'eccessiva proliferazione e frammentazione delle piattaforme e dei sistemi informativi relativi agli interventi e la debolezza degli strumenti e delle modalità di pianificazione territoriale, in grado di attuare una politica efficace di prevenzione e manutenzione". "Nonostante le semplificazioni introdotte – si legge nella nota –, restano, infatti rallentati sia l'adozione dei processi decisionali che quelli attuativi, spesso condizionati da lunghi processi concertativi nazionali e locali". Da sciogliere restano inoltre i nodi relativi alla capacità progettuale delle Regioni, la carenza di profili tecnici e la scarsa pianificazione del territorio. Per quel che riguarda Governance, la relazione ha sottolineato di nuovo la molteplicità delle strutture (fra cabine di regia, strutture di missione, segreterie tecniche, task force centrali e regionali, etc.) dei processi decisionali e delle relative responsabilità, situazione che non ha favorito il necessario "cambio di passo" verso una gestione "ordinaria" ed efficace del contrasto al dissesto. Su quest'ultimo punto la Corte dei Conti ha auspicato che intervenga il PNRR, "semplificando le strutture e le procedure di attuazione".


"Nonostante i numerosi interventi normativi, organizzativi e procedurali, il contrasto e la prevenzione del dissesto idrogeologico rappresentano in misura crescente un'emergenza nazionale e una vera priorità per il Paese", ha rilevato la magistratura contabile. Dalla relazione è emerso che circa i 2/3 delle frane censite in Europa siano avvenute in Italia. "Non è un caso che il PNRR gli dedichi specifica attenzione nell'ambito della Missione "Rivoluzione verde e transizione ecologica", destinando a tale emergenza dal 2020 al 2026, un totale di 2,487 miliardi di euro, di cui 1,287 di competenza del Ministero della transizione ecologica per progetti già in essere, con risorse esistenti nel bilancio e 1,200 miliardi della Protezione civile, di cui 800 milioni costituiscono risorse aggiuntive", ha evidenziato la Corte dei Conti.

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Il Messaggero