OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Le domande per l’assegno di inclusione sono ora più di 800mila e corrono spedite verso quota un milione, ma al Centro Italia gli ex percettori del Reddito scelgono il lavoro. Quasi otto istanze su dieci arrivano dal Sud e dalle Isole (con il reddito di cittadinanza l’asticella si fermava al 63%), mentre quelle che provengono dal Centro (e dal Nord Italia) sono meno del previsto.
LA RIDUZIONE
L’incidenza sulla platea dei beneficiari dell’Adi delle famiglie del Centro risulta infatti in calo di circa quattro punti percentuali se paragonata a quella registrata a novembre con il reddito di cittadinanza. Facciamo due conti. Sono 29.982 le famiglie residenti nelle regioni centrali che hanno ottenuto l’assegno di inclusione a gennaio, ovvero il 10% circa del totale dei nuclei beneficiari, mentre a novembre in quest’area avevano ricevuto il reddito di cittadinanza 115.057 famiglie (sulle 823 mila totali), corrispondenti a quasi il 14% del totale dei nuclei raggiunti dalla misura a livello nazionale.
Per adesso si tratta solo di un trend, visto che l’assegno di inclusione deve ancora entrare a regime, ma il divario appare comunque significativo. E l’impressione, condivisa dagli industriali che abbiamo ascoltato, è che nelle regioni del Centro gli ex percettori del reddito di cittadinanza, dopo la stretta, stiano tornando a lavorare.
L’Adi è la misura che, insieme al Supporto per la formazione e il lavoro, rivolto ai soli attivabili, sostituisce il vecchio aiuto anti-povertà. La prestazione, partita a gennaio, è destinata ai nuclei con all’interno minori, disabili, anziani, fragili e anche membri occupabili. Il fatto che le richieste che provengono dal Centro siano inferiori alle attese, fa pensare che qui i soggetti attivabili presenti all’interno di nuclei con figli piccoli o persone in condizione di svantaggio abbiano deciso, in vista della fine del reddito di cittadinanza, di rimboccarsi le maniche e di optare per uno stipendio, facendosi carico della famiglia, anziché continuare a vivere di sostegni.
Da un’analisi Uil-Eures sul mercato del lavoro è emerso che, solo nel Lazio, sono stati attivati nei primi nove mesi del 2023 ben 733mila nuovi contratti, quasi 8mila in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
COMPETENZE
Spiega Giuseppe Biazzo, vicepresidente di Unindustria, nonché fondatore e amministratore delegato di Orienta, tra le agenzie per il lavoro leader in Italia: «I dati Istat indicano una forte ripresa dell’occupazione, mentre per quanto riguarda i vecchi percettori del reddito di cittadinanza, che tradizionalmente hanno poche competenze, assistiamo in questa fase a un assorbimento di queste figure meno qualificate da parte delle imprese della logistica, del turismo e della ristorazione, e nel Centro Italia qualcosa si sta iniziando a muovere anche sul fronte dell’industria manifatturiera, grazie alla formazione e al contributo delle politiche attive del lavoro». E ancora. «Ciò - aggiunge Biazzo - testimonia il buono stato di salute dell’economia del territorio anche in un contesto sfidante come quello attuale». Come detto, anche nel Nord Italia, e specialmente in Lombardia, si osserva una fuga dalle prestazioni di sostegno degli ex percettori del reddito di cittadinanza. In Lombardia, la quarta regione per numero di beneficiari del vecchio sussidio dei Cinquestelle, con quasi 10 milioni di abitanti e il 16,91% della popolazione italiana, hanno ottenuto l’assegno di inclusione a gennaio solo 12.304 nuclei, pari al 4,28% del totale. L’asticella sale a 33.261 assegni nell’intero Nord, l’11,56% del totale, contro il 20% di incidenza registrato a novembre scorso con il reddito di cittadinanza.
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero