Antitrust: eliminare informazioni fuorvianti sull'origine del grano duro

Antitrust: eliminare informazioni fuorvianti sull'origine del grano duro
(Teleborsa) - Conclusi cinque procedimenti istruttori riguardanti informazioni fuorvianti circa l'origine del grano duro utilizzato nella produzione di pasta di semola di grano...

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(Teleborsa) - Conclusi cinque procedimenti istruttori riguardanti informazioni fuorvianti circa l'origine del grano duro utilizzato nella produzione di pasta di semola di grano duro, diffusi attraverso le etichette e i siti aziendali di Divella S.p.a. (marchio Divella), F.lli De Cecco di Filippo - Fara San Martino S.p.a. (marchio De Cecco), Lidl Italia s.r.l. (marchi Italiamo e Combino), Margherita Distribuzione S.p.A (ex Auchan Spa, marchio Passioni), e Pastificio Artigiano Cav. Giuseppe Cocco S.r.l. (marchio Cav Giuseppe Cocco). A darne notizia è l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm).


L'Antitrust ha fatto sapere di aver accolto e reso obbligatori gli impegni presentati da Auchan, Cocco, De Cecco e Divella. Nel dettaglio – si legge in una nota diffusa dall'Autorità presieduta da Roberto Rustichelli – "gli impegni consistono in modifiche delle etichette e dei rispettivi siti così da garantire al consumatore una informazione completa, fin dal primo contatto, sull'origine (talvolta estera) del grano utilizzato nella produzione della pasta. Il nuovo set informativo permetterà così di evitare la possibile confusione tra provenienza della pasta e origine del grano".

L'Agcm ha adottato inoltre un provvedimento di accertamento di una pratica commerciale scorretta attuata da Lidl, che non ha presentato impegni nel corso della procedura istruttoria. "La pratica commerciale accertata – spiega l'Autorità – consiste nell'aver ingannato i consumatori sulle caratteristiche della pasta a marchio Italiamo e Combino, inducendoli in errore sull'origine italiana della materia prima. In ragione dell'importanza attribuita dai consumatori all'informazione sull'origine della materia prima e della diffusione dei punti vendita della catena, l'Autorità ha quindi irrogato una sanzione di 1 milione di euro". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero