La Procura di Roma indaga sul caso del cimitero dei feti al Flaminio, su quel pezzetto di terra dove sono stati sotterrati i feti abortiti e di cui le mamme non avevano mai...
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Sepolture senza privacy, si muove la Regione: «Tumulazioni dei feti, regole da riscrivere»
Aborto, altre donne denunciano: «Feti sepolti con i nostri nomi. Ora azione legale collettiva»
Nell'atto messo a disposizione dalla associazione, che ha chiesto anche un incontro con il ministro Speranza, si ipotizzano vari reati tra cui la violazione dei diritti fondamentali della donna, della legge 194 sull'aborto nonché la violazione degli obblighi inerenti al servizio pubblico. Non è escluso che oltre al pool dei magistrati che si occupano dei reati di genere, possa essere coinvolto anche quello che persegue i reati legati alla privacy. Proprio su quest'ultimo aspetto nei giorni scorsi il Garante ha avviato una istruttoria sul caso. Dopo una prima denuncia di una donna che ha scoperto il suo nome su una delle croci presente nel piccolo cimitero sono state molte le segnalazioni giunte anche alla associazione che ha proceduto alla denuncia. Un numero tale che potrebbe prefigurarsi una class action a tutela di chi si è trovata «citata» in modo del tutto improprio. Gli inquirenti dovranno quindi lavorare per capire cosa ha portato a questa situazione. Una filiera che coinvolge vari attori: Asl, Ama (che si occupa dei servizi cimiteriali per conto del Comune di Roma) e ospedali dove sono avvenute le interruzioni di gravidanza. Un ginepraio complesso in cui chi indaga dovrà capire «chi ha fatto cosa» e chi ha deciso per la rigida applicazione del Regolamento di polizia mortuaria. Anche perchè il regolamento attuativo non è mai stato varato e nel vuoto normativo al cimitero Flaminio la burocrazia ha deciso di apporre il nome della madre sulle croci cosa che invece non avviene nell'altro cimitero di Roma, il Laurentino.
Il Messaggero