Feti sepolti al cimitero Flaminio, la Procura di Roma apre un'inchiesta

Feti sepolti al cimitero Flaminio, la Procura di Roma apre un'inchiesta
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Venerdì 2 Ottobre 2020, 20:09 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 08:27

La Procura di Roma indaga sul caso del cimitero dei feti al Flaminio, su quel pezzetto di terra dove sono stati sotterrati i feti abortiti e di cui le mamme non avevano mai chiesto la sepoltura. Un camposanto in cui compaiono croci con su scritto il nome delle donne e la data dell'interruzione di gravidanza. L'accelerazione sul fronte giudiziario di questa vicenda si è vissuta oggi con il formale deposito negli uffici giudiziari di un esposto redatto dall'ufficio legale della associazione Differenza Donna che sta raccogliendo di segnalazione di molte donne che hanno fatto l'agghiacciante scoperta . Toccherà ora ai pm di piazzale Clodio individuare in primo luogo un profilo penale a quanto accaduto ed, eventualmente, individuare i responsabili.

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Nell'atto messo a disposizione dalla associazione, che ha chiesto anche un incontro con il ministro Speranza, si ipotizzano vari reati tra cui la violazione dei diritti fondamentali della donna, della legge 194 sull'aborto nonché la violazione degli obblighi inerenti al servizio pubblico. Non è escluso che oltre al pool dei magistrati che si occupano dei reati di genere, possa essere coinvolto anche quello che persegue i reati legati alla privacy. Proprio su quest'ultimo aspetto nei giorni scorsi il Garante ha avviato una istruttoria sul caso. Dopo una prima denuncia di una donna che ha scoperto il suo nome su una delle croci presente nel piccolo cimitero sono state molte le segnalazioni giunte anche alla associazione che ha proceduto alla denuncia. Un numero tale che potrebbe prefigurarsi una class action a tutela di chi si è trovata «citata» in modo del tutto improprio. Gli inquirenti dovranno quindi lavorare per capire cosa ha portato a questa situazione. Una filiera che coinvolge vari attori: Asl, Ama (che si occupa dei servizi cimiteriali per conto del Comune di Roma) e ospedali dove sono avvenute le interruzioni di gravidanza. Un ginepraio complesso in cui chi indaga dovrà capire «chi ha fatto cosa» e chi ha deciso per la rigida applicazione del Regolamento di polizia mortuaria. Anche perchè il regolamento attuativo non è mai stato varato e nel vuoto normativo al cimitero Flaminio la burocrazia ha deciso di apporre il nome della madre sulle croci cosa che invece non avviene nell'altro cimitero di Roma, il Laurentino. Sulla vicenda è intervenuta oggi la senatrice del Pd, Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio. «Credo che la vicenda denunciata sia davvero espressione di una pratica barbara e incivile, che va fermata a tutti i costi - ha affermato -. Può e deve essere una scelta quella di dare sepoltura ad un feto, ma non può diventare un obbligo e soprattutto fa davvero gelare il sangue l'esposizione del nome della madre sulla croce. È chiaramente una sorta di doppia punizione per la madre mancata la quale, a parte il dolore psicologico e fisico di un aborto terapeutico a gravidanza avanzata, deve subire anche la tortura e l'umiliazione di vedersi 'seppellità».

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