La piccola e media impresa è storicamente un vanto dell'economia italiana, anche se questo modello - per molti aspetti sicuramente positivo - porta con sé...
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Questo tipo di struttura produttiva pone il nostro Paese in una posizione anomala rispetto al resto d'Europa. Lo segnala sinteticamente anche Eurostat, evidenziando in un suo approfondimento, per i vari Paesi, la componente di valore aggiunto derivante dalle aziende con più di 250 occupati e quella che invece viene da tutte le altre (è escluso il settore finanziario). La media europea vede le grandi al 43,8 per cento, con Germania e Francia che fanno leggermente meglio, intorno al 45. La Spagna è sotto la media al 39 circa, ma il livello italiano è decisamente più basso, con un 32,7 per cento che ci ricorda come oltre due terzi dell'economia dipendano dalle Pmi. Le micro-imprese, quelle con un numero di dipendenti inferiore a 10, valgono da sole circa il 27 per cento del valore aggiunto totale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero