Coronavirus: tagli alla sanità, ma dal 2010 i posti in terapia intensiva sono aumentati

L'emergenza coronavirus ha riacceso, in modo anche drammatico, il dibattito sul finanziamento al servizio sanitario nazionale. Le terribili difficoltà di questo momento...

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L'emergenza coronavirus ha riacceso, in modo anche drammatico, il dibattito sul finanziamento al servizio sanitario nazionale. Le terribili difficoltà di questo momento sono state imputate anche al taglio di risorse degli ultimi anni, in particolare i primi del decennio scorso in cui sono state attuate politiche di austerità.


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La discussione su questo tema dipende molto dai termini esatti in cui viene affrontata: se è vero che le risorse assolute sono cresciute in questo periodo (e quindi in senso stretto non ci sono stati tagli) allo stesso tempo c'è stata una riduzione spesso sensibile di quelle programmate. In ogni caso è abbastanza evidente che la spesa sanitaria complessiva in proporzione al Pil si è mantenuta leggermente al di sotto del livello considerato standard a livello internazionale (6,5 per cento).



Ma più in particolare si può dire che la situazione attuale risente delle scarse risorse del passato? Probabilmente sì, almeno in parte, per quanto riguarda l'affanno del personale e forse anche per l'assetto ospedaliero in generale. Ma sul punto più ciritico, quello dei posti in terapia intensiva, i numeri del ministero della Salute evidenziano un miglioramento della situazione dal 2010 ad oggi, quindi proprio negli anni dell'austerità.


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Se i letti complessivi negli ospedali sono diminuiti, quelli in terapia intensiva sono invece passati da 4.679 a 5.184, con un incremento di circa l'11 per cento. In rapporto alla popolazione (che è aumentata notevolmente fino al 2015) il numero di posti cresce da 7,9 a 8,6 per 100 mila abitanti. Ancora pochi, come si vede in questi giorni anche in confronto alle disponibilità di altri Paesi. Ma nell'ultimo decennio qualche progresso c'è stato.
 

Per quanto riguarda la distribuzione tra le Regioni, dai dati risulta che la Lombardia, senza dubbio la Regione in maggiore difficoltà, ha una quantità di posti in terapia intensiva leggermente inferiore alla media nazionale. Mentre Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Lazio hanno una diffusione della terapia intensiva in proporzione più alta. La maggiore concentrazione di posti è però in Friuli Venezia Giulia, dove si arriva a 20 per 100 mila abitanti. 

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Il Messaggero