Soccorsi sul Velino, il finanziere sciatore di Rigopiano: «Ancora primi sul posto, stessa angoscia di allora»

Dispersi sul Velino, il finanziere sciatore di Rigopiano: «Ancora primi sul posto, stessa angoscia di allora»
Arrivò per primo, sugli sci, a Rigopiano. E’ arrivato primo, ieri, quattro anni dopo, nella zona battuta dalle valanghe sul Velino che ha inghiottito i quattro...

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Arrivò per primo, sugli sci, a Rigopiano. E’ arrivato primo, ieri, quattro anni dopo, nella zona battuta dalle valanghe sul Velino che ha inghiottito i quattro escursionisti di Avezzano.


Maresciallo Lorenzo Gagliardi, un tuffo all’indietro nel dolore e nell’angoscia?


«Sicuramente lo scenario è simile - dice il finanziere appena interrotti i soccorsi per il maltempo -. Ho rivisto la stessa desolazione di Rigopiano. Come allora, ci troviamo in ore notturne, con tanta neve, dovuta alle abbondanti precipitazioni degli ultimi giorni».


Cosa c’è di differente da Rigopiano?


«La differenze sta nel fatto che la valanga precipitata sull’hotel non sappiamo con esattezza se sia stata generata dall’eccessivo peso della neve o dal terremoto o da entrambi i fenomeni. Qui, invece, sul Monte Velino, sappiamo che quando è arrivato l’allarme per il mancato rientro degli escursionisti, la giornata era molto umida, con neve pesante, su una pendenza ripida. C’è stata l’azione del vento dei giorni scorsi, che ha accumulato il manto nevoso, creando cornici sulle creste e canali».


Dunque, una situazione da evitare?


«Sì, era alto il rischio valanghe, come da comunicazioni dei bollettini di Meteomont. Soprattutto era da evitare il passaggio in quei sentieri, dove ci sono pendenze. In alcuni punti, il tracciato diventa come un imbuto e l’eccessiva inclinazione dei pendii, con il carico della neve, genera, con molta facilità una valanga anche di grandi dimensioni. Probabilmente nessuno del gruppo indossava l’Artva, apparecchio di ricerca in valanga, cosa che avrebbe reso molto più facile l’eventuale individuazione dei dispersi».


Perché le ricerche oggi (ieri ndr) si sono interrotte intorno alle ore 13?


«La causa è stata il vento eccessivo. Alle 6,30 era stato localizzato un telefono dei dispersi con l’Imsi catcher, poi un elicottero del Centro aviazione di Pratica di Mare è atterrato, ma a causa delle condizioni meteo avverse ha subito fatto rientro in base».


Poi cosa avete fatto?


«Come avvenuto per il Resort di Rigopiano non restava che raggiungere il presunto luogo della scomparsa con gli sci di alpinismo e pelli di foca. Siamo giunti sul posto ma le condizioni meteo peggioravano sempre di più, con la nebbia fittissima era impossibile proseguire».


Di preciso, dove sono stati localizzati i dispersi?


«A quota 1800 metri poco prima del colle del Bicchero».

Cosa ricorda di quei giorni vissuti tra le macerie di Rigopiano?


«Il ricordo è sempre vivo. Aver partecipato a salvare diverse vite mi riempie il cuore ma ho il rammarico di non essere riuscito a salvarne altre. Il mio pensiero va a tutti coloro che non ce l’hanno fatta. E’ ancora una ferita aperta. Penso spesso penso ai familiari delle vittime che hanno perso i propri cari in una maniera terribile, difficile da descrivere. E ora sono qui, un’altra missione difficile, un’altra storia per cui non è giusto mollare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero