L'AQUILA - Alcuni tentano di lavorare on line, altri si organizzano a domicilio ma, comunque, il grido di dolore del commercio aquilano per il coronavirus è unanime. Il...
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Alcune attività sono alla canna del gas in quello che può essere definito un secondo terremoto. Più di 120 attività con i numeri di telefono a disposizione su “Vinci il Virus”. Il Messaggero ne ha contattato diversi. Ne viene fuori una difficoltà comune. A partire dal problema degli affitti. Il sindaco ha richiamato al senso di responsabilità ma non tutti i proprietari sono disposti a sospenderli o a scontarli, anche perché ognuno conosce i suoi problemi. Per alcuni i 600 euro non sono sufficienti neanche a coprire metà affitto.
Il Governo riconosce il bonus del 60% da scalcolare sulle tasse “ma noi - fa notare una commerciante aquilana - abbiamo bisogno di aiuto subito”. Federica Beniamino con il suo negozio di abbigliamento era abituata a lavorare on line e l’esperienza è stata sempre positiva. La richiesta però oggi è soprattutto per i bambini che crescono e le mamme rimangono sguarnite.
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Pure per spedire con i corrieri ci sono costi. La cartoleria Ferella continua a lavorare con il negozio chiuso ma solo perché è grossista per enti pubblici e partite iva. Molti studi sono rimasti senza toner e tante famiglie continuano a chiedere quaderni, colori e materiali per i più piccoli. Alcuni uffici sarebbero rimasti senza cancelleria. Su questo è arrivata l’ordinanza regionale che consente la vendita di articoli di cartoleria e forniture per ufficio all’interno di attività di vendita di generi alimentari, non soggette a chiusura. Qualche gelateria come quella del Duomo porta il gelato a casa, Michele Morelli invece con la sua attività in Piazza si è organizzato a domicilio.
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“La gente chiede prodotti genuini e in questo senso c’è una riscoperta del buon cibo, noi ci stiamo dando da fare riorganizzandoci - spiega - ma i problemi sono enormi per la categoria. Invitiamo a spendere sul territorio”.
Soffrono i negozi di giocattoli che però, come spiega Mara Bartolini, hanno pure beni come biberon, ciucci o carrozzine. L’attività di ristorazione di Rodolfo Costantini e Adolfo Scimia vive le difficoltà di tutti. Seppur qualcuno chiede la pizza a casa i danni, spiega Costantini, sono esagerati. “Ci siamo un po’ reinventati - dice - ma la perdita è notevole e si cerca solo di ammortizzare. Considerate che avevamo aperto un’attività da due mesi, subito chiusa”. Fabio Casinove ha un negozio di informatica. Stanno offrendo assistenza per pc e vendita cartucce. La richiesta è tanta, con la didattica a distanza molti chiedono aiuto. Per il sindaco il Governo deve fare qualcosa. “Vanno individuate - afferma - quelle attività che hanno più danni, vanno messi i Comuni nelle condizioni di intervenire attraverso abbattimento tributi e tasse”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero