Dimensionamento, ufficializzato in Regione il no della Tuscia. Marconi (Snals): "Ora la giunta Rocca lo rispetti"

Dimensionamento, ufficializzato in Regione il no della Tuscia. Marconi (Snals): "Ora la giunta Rocca lo rispetti"
di Federica Lupino
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Giovedì 21 Dicembre 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 19:24

Troppo presto per cantare vittoria ma almeno la presa d’atto delle posizioni locali c’è stata. Sul dimensionamento scolastico, la riunione della conferenza regionale dedicata ha consentito ai territori di ufficializzare le richieste che, almeno per la Tuscia, erano già state anticipate dalla Provincia con i pronunciamenti del consiglio di Palazzo Gentili e dell’osservatorio. Ebbene, dal Viterbese tutti d’accordo: enti, sindacati, rappresentanti dei dirigenti hanno chiesto di rinviare l’accorpamento delle dirigenze di un anno, lasciando per ora tutto com’è.

Di fronte all’assessore regionale Giuseppe Schiboni, i rappresentanti della Provincia di Viterbo e i sindacati (Flc-Cgil, Cisl Scuola, Snals-Confsal, Gilda, Unams e Anief) hanno chiesto di attenersi al piani di dimensionamento proposto proprio da Palazzo Gentili e che prevede un confronto con il territorio per arrivare a un dimensionamento condiviso che vada al di là del mero criterio numerico relativo agli studenti iscritti. Un dimensionamento da attuare, appunto, tra due anni e non subito.

“Siamo contrari, non possiamo pensare diversamente e sottostare ad una politica di risparmio ancora una volta a carico delle scuole che sono la vita dei piccoli comuni. Ci aspettiamo da parte della giunta regionale il rispetto di questa linea”, sottolinea all’indomani della riunione Brunella Marconi, segretaria provinciale dello Snals-Confsal.

Cosa prevede la proposta della Regione? In una prima fase, le indicazioni dettate dal Miur stabilivano che nel Lazio il prossimo anno venissero ridotte 14 autonomie scolastiche, di cui una nel Viterbese, per poi aggiungere altre due soppressioni l’anno successivo, per un totale di tre.

Poi, le soppressioni richieste sono salite a 37, senza però alcuna suddivisione per territorio. In caso di accorpamento, dirigente e segreterie verrebbero spostati altrove, con disagi per le famiglie e impoverimento dei comuni in cui la dirigenza ora si trova. Nella Tuscia, seguendo il criterio numerico che prevede un limite di 600 iscritti, il primo a farne le spese sarebbe l’istituto comprensivo di Grotte di Castro, che al momento ne conta 540.

Dalla Provincia, il consigliere delegato Eugenio Stelliferi ha più volte ribadito la volontà di “ridurre al massimo i disagi che gli accorpamenti inevitabilmente portano con sé”, chiedendo di soprassedere per ora e avviare un percorso condiviso. Ora la palla resta in mano alla Regione: su carta, la competenza per il dimensionamento fa capo alle Provincia ma è de facto una delibera regionale a stabilirlo.

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