Sciopero a oltranza per i circa 65 lavoratori della Aquilanti, azienda del settore idrotermosanitario in concordato preventivo. Il potenziale acquirente che aveva depositato in Tribunale la proposta di affitto d’azienda finalizzato al successivo acquisto si è fatto indietro. Una decisione le cui motivazioni non sono ancora state rese note a Filcams-Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs-Uil che hanno indetto la protesta.
Legati all’esito della trattativa ci sono anche gli stipendi. In mancanza di un accordo, restano da pagare il saldo di ottobre, le mensilità di novembre e di dicembre. Non hanno ricevuto un euro né i lavoratori delle filiali al momento congelate né quelli della sede di Viterbo (una ventina) che hanno invece continuato a lavorare.
“Parliamo di decine di famiglie costrette a trascorrere il Natale senza un euro in tasca”, commenta amareggiata Donatella Ayala della Filcams-Cgil. Forti anche le preoccupazioni per i prossimi risvolti: “Di fatto, il fallimento ora si fa sempre più vicino”, mastica amaro Guido Calà della Fisascat Cisl. “Continueremo a lottare per difendere i dipendenti”, avverte Elvira Fatiganti della UilTucs-Uil.
Da quanto sinora emerso, l’originale ipotesi negoziale, con tanto di proposta vincolante datata 15 novembre, non è sata accolta dagli organi della procedura di concordato.
“I legali della Aquilanti – ha comunicato il liquidatore a Cgil, Cisl e Uil – ritengono che l’atteggiamento del terzo sia illegittimo e foriero di danni per la società. Ciò è oggetto di attenzione anche da parte degli organi della Procedura cui è stato comunicato, con contestuale richiesta di un incontro al fine di concordare i successivi passi che, allo stato, non possono che far presagire uno scenario meramente liquidatorio della società”.
Con conseguente licenziamento per tutti i lavoratori, ipotesi che i sindacati cercheranno di scongiurare con tutti i mezzi a loro disposizione.