2023, aumenta il costo del denaro. Crea (Federlazio): "Conseguenze su investimenti e immobiliare"

2023, aumenta il costo del denaro. Crea (Federlazio): "Conseguenze su investimenti e immobiliare"
di Federica Lupino
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Domenica 18 Dicembre 2022, 05:35

"Il tessuto economico della provincia è robusto. Semmai ripercussioni ci saranno sugli investimenti e sul mercato immobiliare”. Giuseppe Crea, direttore di Federlazio Viterbo, ragiona ad alta voce sull’aumento dei tassi di interesse previsto per il prossimo anno. Aumento che peserà sulle imprese ma con conseguenze ancora da verificare di settore in settore.

“Per avere un quadro più chiaro di cosa ci aspetta – spiega – occorre attendere le decisioni della Fed, della Bce e della Banca di Inghilterra”. Proprio ieri la riunione della Banca centrale europea impegnata a combattere l’inflazione nell’Eurozona ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento e, "sulla scorta della consistente revisione al rialzo delle prospettive di inflazione, prevede ulteriori incrementi". Di sicuro, quindi, il costo del denaro sarà sempre più caro, di quale misura è però troppo presto per quantificarlo.

Una proiezione l’ha elaborata anche il centro studi della Cgia di Mestre secondo cui comporterà tra il 2023 e il 2022, si registrerà un aggravio degli oneri sui prestiti alle imprese di circa 15 miliardi di euro. Sempre secondo l’associazione, le regioni più penalizzate da questo ritocco all’insù dei tassi saranno quelle dove sono maggiormente concentrate le attività produttive che si avvalgono dell’aiuto degli istituti di credito, vale a dire la Lombardia (+4,33 miliardi di euro), il Lazio e l’Emila Romagna (+1,57 miliardi), il Veneto (+1,52 miliardi) e il Piemonte (+ 1 miliardo).

La provincia di Viterbo, in base a queste proiezioni, si posiziona al 76esimo posto in Italia per incremento dei tassi nel 2023: +39,6% (1.979 milioni di euro il credito erogato alle imprese locali al 30 settembre 2022).

Gli aumenti dei tassi di interesse avranno anche delle ricadute negative sulla spesa delle famiglie, sugli investimenti delle imprese e sul costo del debito pubblico. I nuovi aumenti dei tassi, quindi, potrebbero contribuire a frenare una crescita economica che l’anno prossimo in Italia dovrebbe attestarsi sullo 0,3/0,4 per cento.

Per avere un quadro più strutturato di cosa accadrà nel 2023, per Crea è comunque troppo presto. “Secondo me – afferma il presidente di Federlazio – non diminuirà la massa di credito erogato alle imprese perché, già coi precedenti Governi così come con quello attuale, sono stati introdotti fondi di garanzia centrale a tutela delle banche”. Diverso, il discorso sugli investimenti: “Con l’aumentare del costo del denaro – continua – inevitabilmente quelli caleranno. Le aziende dopo la pandemia per rilanciarsi hanno investito: quale sarà l’impatto degli scenari futuri si potrà però valutare solo a consuntivo. Di certo, i mutui costeranno di più e quindi ci sarà un’incidenza maggiore sulla compravendita di immobili”.

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