Terni, a Cesure l'addio a Francesca, morta nella casa piena di monossido di carbonio

Interrogato l'amico che era con lei, indagini serrate per fare luce sulla tragedia

Terni, a Cesure l'addio a Francesca, morta nella casa piena di monossido di carbonio
di Nicoletta Gigli
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Sabato 11 Novembre 2023, 23:38

TERNI - I funerali di Francesca Fiorini si terranno lunedì alle 14 e 30 nella chiesa di San Paolo, a Cesure.

L’addio all’insegnante ternana della scuola Marconi, di 44 anni, a più di due settimane da quella tragica notte in cui la donna fu trovata senza vita nell’appartamento di via Rossini pieno zeppo di monossido di carbonio.

Con lei c’era l’amico pakistano residente in Germania di vent’anni più giovane che quella notte fu soccorso in condizioni disperate per l’intossicazione e portato nel reparto di rianimazione.

Il dolore composto dei genitori accompagna un’indagine che la squadra mobile, col coordinamento del pm, Giorgio Panucci, sta portando avanti a ritmo serrato.

Gli investigatori in queste ore hanno interrogato il 24enne, iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio.

Sui contenuti del colloquio con la polizia è riserbo totale.

Si cerca di capire cosa abbia legato Francesca al giovane pakistano, nato e cresciuto in Germania, che non ha alcun precedente.

A Terni sarebbe arrivato qualche giorno prima che si consumasse la tragedia.

Sul corpo di Francesca il medico legale, Marco Albore ha svolto l’autopsia, i cui esiti saranno resi noti entro 60 giorni.

Quella notte Francesca fu trovata senza vita nella casa di via Rossini. Nella doccia due vassoi usati come bracieri pieni di diavolina e carbonella che, una volta accesi, hanno saturato di monossido di carbonio l’appartamento.

Si scava sul dramma di Francesca, dolce e fragile, che era ossessionata per gli effetti delle due dosi di vaccino che aveva dovuto fare per poter insegnare. Aveva chiesto aiuto ai gruppi social che si erano uniti intorno agli effetti negativi dei vaccini, aveva manifestato nelle piazze di varie città d’Italia raccontando il suo calvario fatto di notti in bianco e di uno stato invalidante che i medici cui si era rivolta avevano attribuito all’ansia.

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