Il prete molesta due fratelli, ora è il padre che rischia il processo

Il tribunale penale di Perugia
di Egle Priolo
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Sabato 6 Aprile 2024, 08:39

PERUGIA - È stato con loro in casa «in mutande». O «forse nudo». E con il più grande c'è stato un approccio di natura sessuale. È quello che ieri hanno raccontato davanti ai giudici i due fratelli che nel 2020, quando avevano solo 13 e 17 anni, hanno trascorso un giorno e mezzo a casa dell'uomo che si faceva chiamare don Antonio ma che prete non era più. Sospeso a divinis dopo una condanna per reati di natura sessuale, infatti, non aveva mai smesso gli abiti talari e una passeggiata mano nella mano con i due minori gli era costata prima una segnalazione di famiglie e scuola, poi una perquisizione in casa e infine un processo per prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico.

L'uomo, siciliano, oggi 78enne, dopo aver dovuto lasciare la sua casa di Ponte San Giovanni, abita ora a Roma e ieri non era in aula – dove lo assiste l'avvocato Luca Gentili – ad ascoltare le testimonianze dei due giovani di origini romena chiamati dalla procura per sostanziare le accuse. Che raccontano di quella notte tra il 9 e il 10 febbraio 2020 in cui avrebbe «posto in essere atti idonei in modo non equivoco ad avere rapporti sessuali» con i due minorenni, a cui aveva chiesto aiuto «per assistenza nei movimenti durante la notte». E invece, secondo le ricostruzioni della procura e le indagini dei carabinieri di Ponte San Giovanni diretti da Mirko Fringuello, in quelle ore da soli nella sua abitazione avrebbe offerto soldi e regali in cambio di rapporti sessuali. In casa, inoltre, i militari trovarono, sul suo cellulare e sul computer, «videoregistrazioni raffiguranti giovanissimi (in età adolescenziale) intenti a consumare rapporti sessuali».
E se, alla fine, le testimonianze sembrerebbero aver riportato tutto solo a quell'unico episodio, in attesa della sentenza a carico dell'ex religioso, è possibile che il procedimento abbia un'altra, inattesa, conseguenza. Il pm Patrizia Mattei ieri ha infatti chiesto gli atti per valutare la posizione del padre dei due fratelli, per valutare eventuali contestazioni nei confronti del genitore che ha affidato i due minori a uno sconosciuto.
Sconosciuto che in pochi giorni aveva creato un clima di sospetto e timore tra Ponte San Giovanni e Balanzano, notato ad avvicinare i ragazzini fuori dalle scuole e addirittura a proporsi per attività scolastiche con loro. «Ci ha colpito per come si è presentato: in abito talare, con una grossa croce.

Ha detto di chiamarsi don Antonio, e che veniva per chiedere se era possibile coinvolgerlo in qualche progetto scolastico», raccontò all'epoca Simona Ferretti, da dirigente dell’Istituto comprensivo 12 di Ponte San Giovanni, per spiegare quella strana presenza che aveva presto messo in apprensione le famiglie. Tra segnalazioni e inviti a stare con gli occhi aperti, chat WhatsApp dei genitori letteralmente impazzite e persone che hanno raccontato, nel pieno della paura per i loro figli, di averlo notato fino a Madonna Alta, Case Bruciate e addirittura Corciano.

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