Giovane picchiata per anni, si allontana dalle figlie per salvarsi: condannato il marito violento

Il tribunale penale di Perugia
di Egle Priolo
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Giovedì 7 Marzo 2024, 18:31 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 12:02

PERUGIA - Anni di botte e minacce. Anni di appostamenti e sputi addosso. Con il dolore, prima, di dover vivere accanto a un uomo violento e, poi, di dover sopravvivere lontana dalle sue figlie. Per salvarsi. Un incubo iniziato nel 2018 e concluso solo due giorni fa con la condanna a due anni e mezzo di carcere per quel marito arrivato a picchiarla davanti alle loro due bambine.

È questa la storia di una donna oggi di 32 anni, iniziata quando ne aveva 26 e in casa viveva l'inferno. In base alle sue denunce, finite nel capo d'imputazione, il marito, F.P., 35enne di origini albanesi ma residente a Umbertide, per anni «con condotta perdurante» l'ha maltrattata «con ripetuti atti di vessazione». L'ha riempita di botte «anche alla presenza dei figli minori», tirandole i capelli o sputandole addosso. «In occasione di un ennesimo litigio – ha scritto il pubblico ministero nella richiesta di rinvio a giudizio – l'ha colpita al viso con uno schiaffo procurandole un vistoso ematoma». Ma non solo. Perché secondo le accuse le ha chiesto «ripetutamente denaro», a lei che era l'unica in casa a portare uno stipendio. E al suo diniego, ha cercato di colpirla lanciandole addosso addirittura un tablet. Che si è rotto, mentre il cuore della donna si spezzava.
E ancora, nonostante appunto fosse lei a lavorare per tutta la famiglia, è arrivato – secondo le contestazioni avanzate dalla procura – a seguirla «dicendole che non sarebbe più dovuta andare al lavoro, poiché aveva assunto dei comportamenti disdicevoli». Un continuo di violenza e paura – nel frattempo era il 2020 – arrivata pure ad appostamenti fuori dalla fabbrica in cui la moglie lavorava. Pedinata per «controllare i suoi spostamenti», con minacce di questo tenore: «Sai bene cosa succede una volta tornata a casa». Come ha concretizzato il giorno in cui l'ha picchiata tanto da procurarle un trauma cranico, una ferita al labbro e una contusione al torace. Evento che, oltre ai maltrattamenti in famiglia aggravati, gli è valso una seconda accusa per lesioni.
Un inferno da cui la donna ha trovato una sola, coraggiosa, uscita: la denuncia. Una strada necessaria anche se in salita. Perché è stata lei, la vittima, a vedersi costretta ad abbandonare la sua casa e ad andare a vivere per due anni in un centro antiviolenza, in cui curare le ferite su corpo e anima. Con il dolore di dover lasciare anche le due bambine, minorenni ancora oggi, alle cure della nonna paterna.
All'uomo, difeso dall'avvocato Cecilia De Vecchi, il tribunale presieduto da Carla Maria Giangamboni, con a latere Edoardo Esposito e Paolo Sconocchia, oltre alla condanna, ha imposto anche il pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 5mila euro.

Mentre la (ormai ex) moglie – assistita con sensibilità dall'avvocato Raquel Grifoni del foro di Terni – ormai da tempo vive in un'altra città, lontana dall'uomo che ha provato a rovinarle la vita. Ed è riuscita, pure tra mille difficoltà, a veder crescere le sue due bambine, felici adesso di sapere la loro mamma serena e finalmente al sicuro.

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