Luna, il lander Hakuto (Coniglio) ha frenato troppo presto, che cosa sappiamo dello schianto. Perché è così difficile allunare

L'azienda giapponese Ispace già pronta a riprovare con un lander più grande

Allunaggio fallito, il lander Hakuto (Coniglio) ha frenato troppo presto, che cosa sappiamo dello schianto. Perché è così difficile allunare
di Paolo Ricci Bitti
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 26 Aprile 2023, 14:59 - Ultimo aggiornamento: 15:41

La frenata non è riuscita e il coniglio bianco giapponese si è schiantato nel cratere Atlas del Mare Frigoris, nell'emisfero settentrionale della Luna. Il lander Hakuto (appunto coniglio bianco, come il leggendario roditore che si dice abiti sul satellite), versione R M(ission)1 dell'azienda privata nipponica Ispace ha fatto la stessa disastrosa fine di gran parte delle missioni precedenti: se escludiamo gli antecedenti successi di Verne e Wells, e pure del regista Méliès, dagli anni Sessanta solo 26 dei 73 tentativi di allunaggio sono riusciti, per fortuna fra questi sei del programma americano Apollo con il lander che trasportava astronauti. Nessuna azienda privata, quindi, è ancora riuscita nell'impresa di allunare senza danni, manovra assai complicata perché non c'è atmosfera che rallenti la discesa verso il satellite che pure ha una forza di gravità di sei volte inferiore a quella terrena.

Fatto sta che per ora solo le storiche agenzie nazionali Nasa (Usa), Roscosmos (sovietica-russa) e Cnsa (cinese) sono riuscite a portare con successo sulla superficie lunare i loro mezzi, con i lander-rover-sonde dell'Urss che negli Settanta sono persino a riusciti a prelevare campioni del suolo e poi a riportarli sulla Terra.

Anche Hakuto R M1 ha fallito, ma è in buonissima compagnia: India e Israele in questi ultimi anni hanno tentato di allunare, ma senza riuscirci.

Da quel che si è appreso, il lander giapponese pesante 340 chilogrammmi e grande come una Panda, che nella pancia trasportava 30 chili di carico utile compresi i rover (veicoli mobili a differenza del lander che resta fermo dove arriva)   Rashid degli Emirati Arabi Uniti (10 chilogrammi, una scatola da scarpe) e un minuscolo robot sferico con due ruote di Jaxa (la compagnia spaziale nazionale giapponese), Sony e Tomy (giocattoli).    

Il 25 aprile il lander Hakuto R M1, dopo quattro mesi di viaggio da Cape Canaveral e dopo avere maestosamente orbitato a 100 chilometri di quota scattando magnifiche foto dei crateri e della stessa Terra, avrebbe dovuto toccare il suolo lunare alle 18.40 (ora italiana), ma dopo 20 minuti i tecnici della Ispace hanno fatto un inchino collettivo in memoria del "coniglio".

Tutto faceva capire che la missione fosse fallita. «Non siamo in grado di confermare l'allunaggio», ha detto il fondatore e amministratore delegato della ispace, Takeshi Hakamada.

Gli ultimi segnali dal lander sono stati ricevuti dal centro di controllo nelle ultime fasi della discesa, quando il veicolo si trovava alla distanza di 90 metri dal suolo lunare e aveva ridotto la sua velocità a 33 chilometri orari rispetto ai 5mila con cui aveva iniziato a ridurre la quota accendendo il motore principale.

Nelle ore successive si è appreso che il computer di bordo (tutta la manovra avviene in automatico) ha calcolato male le distanze e quindi i retromotori a razzo (ce n'erano sei attorno al motore principale) si sono trovati senza carburante nelle ultime decine di metri. Quindi la discesa non è stata rallentata rendendo inevitabile lo schianto anche se, tuttavia, 8 su 10 delle operazioni necessare per l'allunaggio sono considerate riuscite. 

Ispace è comunque già pronta a ritentare con un lander ancora più pesante perché la strategia è di essere al più presto in grado di fornire servizi ai protagonisti della nuova corsa alla Luna che riguarda al momento una quindicina di Stati, Italia compresa attraverso l'Agenzia spaziale europea.

Ma perché è così difficile allunare?

La parola, grazie al sito Globalscience dell'Agenzia spaziale italiana, a Marcello Spagnulo, ingegnere aerospaziale e autore di diversi libri sul tema, tra cui “Geopolitica dell’esplorazione spaziale. La sfida di Icaro nel terzo millennio”.

«Far atterrare una sonda sulla superficie lunare è più complesso di quanto possa apparire. Solo gli Usa, la Russia e la Cina ci sono riusciti. Poiché sulla Luna non c’è atmosfera, non è possibile usare il “freno” atmosferico per rallentare la discesa di un lander, come avviene per esempio su Marte. In teoria, sulla Luna si potrebbe orbitare anche a cento metri dal suolo – cosa che non si può fare sul pianeta rosso o sulla Terra – a patto però di mantenere una velocità enorme. Quindi, per allunare occorre diminuire l’altezza dell’orbita del lander fino a un valore limite dopo il quale attuare una discesa controllata da retrorazzi e da motori di assetto. Ciò implica un’elaborazione serrata tra la telemetria rilevata con i radar di bordo e i comandi di attivazione dei propulsori che mantengono l’assetto, la velocità orbitale e l’altezza dalla superficie», spiega Spagnulo.

«La procedura automatica che elabora in tempo reale la spinta e la direzione dei motori del lander per mantenere l’assetto giroscopico e ridurre sia la velocità che l’altezza, richiede un sistema microelettronico e propulsivo altamente performante. Anche russi e americani persero numerose sonde negli anni ’60 prima di riuscire a allunare».

aaa

© RIPRODUZIONE RISERVATA