App di incontri, allarme privacy: anche Cupido ci spia? «Alcune conservano i file che pubblichiamo»

Secondo un report di Mozilla le piattaforme di appuntamenti raccolgono più informazioni di quelle necessarie: l’80 per cento a scopi pubblicitari

App di incontri, allarme privacy: anche Cupido ci spia? «Alcune conservano i file che pubblichiamo»
di Raffaele d'Ettorre
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Lunedì 29 Aprile 2024, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 08:50

Anche Cupido ci spia. Secondo un nuovo report di Mozilla, le app di appuntamenti non seguirebbero corrette pratiche sulla privacy, raccogliendo più dati di quelli necessari per il loro funzionamento. I ricercatori della no profit statunitense hanno setacciato 25 tra le più note app di incontri, identificandone 22 come critiche dal punto di vista della sicurezza dei dati personali. Secondo il report, l'80% di queste app potrebbe condividere o addirittura vendere le informazioni degli iscritti per scopi pubblicitari, mentre il 25% raccoglierebbe informazioni relative ai file che pubblichiamo sul portale. Alcune di queste piattaforme - tra cui Hinge, OkCupid e Tinder– avrebbero anche accesso ai dati esatti di geolocalizzazione dell'utente e li raccoglierebbero anche quando le relative app sono spente. 

Attenzione ai dati di tracciamento

«Condividi più informazioni su di te» e non dimenticarti di «aggiornare frequentemente il tuo profilo» per ottenere più corrispondenze, incalza OkCupid nelle notifiche. «Chi gestisce le app di incontri ha più volte ribadito la necessità di avere più dati possibili sugli utenti per fornire corrispondenze migliori», si legge nel report.

Tuttavia, «se tali dati finiscono nelle mani dei broker, ci possono essere gravi conseguenze». Lo scorso anno, un’inchiesta del Washington Post ha sottolineato come un gruppo di fondamentalisti cattolici attivo negli Stati Uniti avrebbe speso milioni di dollari per acquistare i dati di tracciamento di alcuni preti attivi sulle più importanti app di incontri, condividendo poi quelle informazioni con le principali diocesi del Paese. Lo scorso febbraio, gli utenti di alcune app di incontri hanno citato in giudizio la holding Match Group per il loro modello di business «predatorio», che nasconderebbe potenziali corrispondenze agli utenti per spingerli ad acquistare le funzionalità premium. Per tutti questi motivi, la popolarità di queste app negli ultimi anni sta venendo sempre meno. Uno studio di Pew Research ha concluso che solo tre adulti americani su 10 utilizzano una piattaforma di appuntamenti online, la cifra più bassa dal 2019. Come precisa il New York Times, i due grandi gruppi che si spartiscono questo mercato, Match Group e Bumble, hanno perso più di 40 miliardi di dollari in valore di mercato dal 2021 a oggi. A complicare la situazione adesso ci si è messa anche l’intelligenza artificiale, che sta pian piano erodendo la fetta di iscritti alle app di incontri. 

Le versioni personalizzate di ChatGPT

A gennaio OpenAI ha lanciato il suo GPT Store, dove gli utenti possono scaricare e utilizzare versioni personalizzate di ChatGPT. A pochi giorni dal lancio, una delle chiavi di ricerca più utilizzate era “AI girlfriend”, chatbot progettati con l’unico scopo di simulare una relazione romantica con gli utenti. Il travaso di questi bot nell’industria dei contenuti per adulti è stato quasi immediato. Oggi le star di OnlyFans si stanno clonando con l’IA per creare chatbot sexy che possano intrattenere gli iscritti h24. «L'obiettivo finale – ha spiegato la pornostar Sophie Dee - è che la mia controparte digitale possa continuare a soddisfare le fantasie di tutti anche quando non sarò più parte dell’industria, per le generazioni a venire». Nel futuro prossimo dei sexy chatbot, anche la possibilità di incorporare video e trasporre tutto su visore VR. 

Ora che il vaso è stato scoperchiato, anche le app di incontri hanno in progetto di trarre vantaggio dalla diffusione della tecnologia generativa, con Grindr che ha già in cantiere un chatbot nello stile di ChatGPT ma che utilizzi un linguaggio sessualmente esplicito. Come le app di incontri, anche questi bot presentano però enormi problemi di privacy. Soprattutto perché possono raccogliere le nostre informazioni più intime senza certezza su chi ci sia dall’altra parte a visualizzarle. «I companion IA non sono nostri amici», precisa la ricercatrice di Mozilla Misha Rykov. «Vengono commercializzati come qualcosa che migliorerà il nostro benessere ma sono specializzati nel promuovere dipendenza e solitudine mentre ci estorcono quanti più dati possibili». Per limitare i rischi, i ricercatori suggeriscono di trattare il nostro profilo su queste app come se fosse quello di LinkedIn, supponendo quindi che possa essere visto da chiunque e pubblicando solo foto e dettagli che vogliamo rendere pubblici. Dobbiamo anche evitare di accedere con account di terze parti e di collegare i nostri profili social alla app, limitandone contestualmente le autorizzazioni (posizione, rubrica e galleria fotografica) dalle impostazioni del nostro dispositivo.

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