Il coreografo Mauro Bigonzetti al teatro Costanzi di Roma: «Ritmo e goliardia, l’opera di Rossini è tutta da ballare»

Il coreografo Bigonzetti presenta il suo spettacolo rossiniano, pieno di brio e di ironia: «Ho voluto esaltare la dinamica delle sue opere, la brillantezza del suono che è puro movimento. Ma anche il suo gusto per il buon bere, la cucina, il piacere di mettersi ai fornelli e invitare gli amici»

Il coreografo Mauro Bigonzetti al teatro Costanzi di Roma: «Ritmo e goliardia, l’opera di Rossini è tutta da ballare»
di Simona Antonucci
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Mercoledì 25 Ottobre 2023, 19:48

«Tutta colpa, o merito, della Gazza Ladra. Avrò avuto tredici anni, studiavo danza dell’Opera di Roma e spesso, a noi ragazzini della scuola, capitava di essere chiamati per piccoli ruoli negli spettacoli. Non sempre era divertente. Ma una sera, la mia prima sera con Rossini, la folgorazione. E mi ricordo ancora lo stupore che provai nel vedere l’orchestra così da vicino e l’incanto di quell’ouverture che mi rimase nel sangue». Il coreografo e ballerino romano Mauro Bigonzetti, 63 anni, torna a un vecchio amore, Rossini, e propone una nuova versione del suo Rossini Cards (del 2004), che diventa oggi Rossini & Rossini, in programma al Teatro Costanzi dal 28 ottobre al 4 novembre. «Con un piccolo restyling per riadattarlo alla compagnia, ma la passione per il compositore, alla base di questo lavoro, è la stessa. Ci sono cresciuto dentro. Nonostante lui non abbia mai scritto per il balletto, anni fa decisi di trasformare questa sintonia in una coreografia. E mi sono lasciato ispirare dalla sua musica per raccontare non una storia, ma la mia visione».

 

PESARO

Il coreografo (che vive a Pesaro, città natale di Rossini e sede del festival lirico con cui ha collaborato) torna a Roma, nel teatro dove si è formato, e reinventa lo spettacolo per le étoiles Alessandra Amato, Rebecca Bianchi, Susanna Salvi e Alessio Rezza, per i primi ballerini Claudio Cocino e Michele Satriano e per tutto il corpo di ballo. E nasce una creazione astratta, libera da qualsiasi gabbia drammaturgica: «Ogni volta che sentivo scorrere la sua musica con quel torrenziale andamento, mi domandavo come rendere coreografia quel caleidoscopio di immagini, sensazioni, passioni, ironia e gusto della vita. La risposta è stata quella di provare a intraprendere un viaggio nella sua vita e di creare un flusso di movimenti associati ai vari aspetti di questo grandissimo musicista, uomo appassionato del vivere, della cucina, dell’amore».

LE TAVOLE IMBANDITE

Le musiche di Rossini e Benjamin Britten sono affidate al maestro Fayçal Karoui che, per il suo debutto al Costanzi, dirige l’orchestra del teatro e i cantanti di “Fabbrica”, interpreti delle arie da Otello, La Cenerentola e dalle Soirées Musicales.

In programma non poteva mancare l’ouverture de La gazza ladra e brani dalla raccolta Péchés de vieillesse. Anna Biagiotti firma i costumi, Carlo Cerri le scene, le luci e, con OOOPStudio, i video. «La musica di Rossini è teatro allo stato. Quando lo ascolti vedi il sipario che si apre e si chiude. Il pubblico», aggiunge Bigonzetti, «si deve aspettare uno spettacolo rossiniano, pieno di brio e di ironia, pieno di ritmo e di goliardia, ma anche di dramma. È un balletto fatto di sensazioni, di emozioni, anche di ricordi di gioventù, di leggerezza». Tavole imbandite, corpi sensuali, luce calda, costumi leggiadri. «Ho voluto esaltare la dinamica delle sue opere, la brillantezza del suono che è puro movimento. Ma anche il suo gusto per il buon bere, la cucina, il piacere di mettersi ai fornelli e invitare gli amici. Avrei voluto inserire anche il suo repertorio sacro, ma questa volta non è stato possibile. Presuppone l’utilizzo del coro. Vedremo in futuro. Ma sono molto soddisfatto del risultato, ho lavorato benissimo con la compagnia che ha dimostrato una curiosità non scontata. E siamo andati ben oltre quello che mi ero proposto».

LA SCALA

Bigonzetti, dopo essersi formato al Costanzi, entra nella compagnia del teatro dove lavora per dieci anni. Quindi l’esperienza nell’Aterballetto per poi continuare a produrre coreografie come free lance. Nel 1997 torna all’Aterballetto, come direttore artistico e ne ricostruisce il repertorio. Nel 2016 dirige il corpo di ballo della Scala e avvia importanti collaborazioni con New York City Ballet, Londra, Berlino, Dresda, Praga... «In Italia ci sono poche opportunità, poche compagnie al di fuori degli enti lirici, quindi l’80 per cento del mio lavoro è all’estero. Ma sono orgoglioso di essere tornato all’Opera di Roma che per me è casa. Conosco i luoghi, gli odori dei luoghi. Ora conosco anche i ballerini. Con loro ho lavorato benissimo, c’è stato uno scambio forte, molta intesa e molta complicità: una magnifica sorpresa». 

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