Addio al poeta Nelo Risi, aveva 95 anni

Addio al poeta Nelo Risi, aveva 95 anni
di Renato Minore
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Venerdì 18 Settembre 2015, 21:11 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 09:12
A novantacinque anni, nella sua casa romana di Via del Babuino, è morto Nelo Risi. E’ stato il poeta di “Polso teso”, "Pensieri elementari", "Dentro la sostanza", "Di certe cose", "I fabbricanti del bello", "Le risonanze", "Mutazioni", uno dei pochi, con Pasolini, che possiamo definire “poeta civile”.



I suoi temi sono caratterizzati per una tensione alla verità, per una denuncia e un tentativo di smascheramento degli inganni della politica e della cultura a danno della persona. La sua tristezza è profondamente umana, è la ribellione alla massificazione, al tutto detto, alla condizione dell'uomo schiacciato dalle felici sorti e progressive e dal rimosso della cultura borghese.



Fratello di Dino, Nelo Risi è stato anche regista firmando film come "Andremo in città", "La

colonna infame", "La città del mondo". e soprattutto "Il diario di una schizofrenica", che può ancora essere considerato un riferimento essenziale per lo studio della schizofrenia (laureato in medicina la psicoanalisi era un suo forte interesse).



Vorrei ricordare proprio il regista nel suo ultimo prezioso lavoro, “Possibili Rapporti. Due poeti, due voci” (prodotto dalla “Vivo film” di Gregorio Paonessa). Un film documentario sul suo amico poeta Andrea Zanzotto. Era l’incontro di due poeti molto anziani, due protagonisti del nostro Novecento che si conoscevano da tempo ma si vedevano poco perché le vite erano state molto diverse l’una dall’altra. Nelo Risi e Andrea Zanzotto erano i “due poeti, due voci” che lo stesso Risi, tornato alla regia dopo dieci anni, rincorreva nelle loro passeggiate dentro l’habitat veneto, a Pieve di Soligo dove viveva Zanzotto, scomparso nel 2011 finendo sul greto del Piave tra le memorie e le ferite della storia novecentesca ancora aperte, "lacrime di ciò che avvenne tanti anni fa, ma che ha il potere di durare in maniera straordinaria".



All’inizio l’incontro è quasi uno scontro, Zanzotto è silenzioso, quasi impenetrabile Risi si mette in gioco, cerca di stanare il suo amico e rivale dall’ironia sorniona dietro cui egli si protegge. Poi il dialogo si annoda lentamente intorno ai suoi temi più importanti. Risi e Zanzotto, coetanei, hanno attraversato con le loro vite quasi un secolo, sono stati testimoni e attori di un mondo che si è completamente trasformato, hanno vissuto crisi e svolte ideologiche. Ne parlano con piccoli, rapidi guizzi della memoria e dell’intelligenza, si confrontano in una conversazione amabile e leggera che è l’intelaiatura essenziale dell’intenso documentario.



Guardandosi in faccia, tenendosi sotto braccio, finendo anche a terra per qualche improvvido passo sul greto del fiume, Risi e Zanzotto dialogano sulla poesia, sull’arte, sul cinema, sulla memoria del passato, sulla morte, ma soprattutto sul futuro e sulla vita. "La realtà ha un senso o non ha nessun senso?", si chiede Risi. E per Zanzotto "tentar di stare dietro alla realtà è come un vizio che possono prendersi i vecchi che, anche se sbagliano, il loro errore durerà poco". E così gli interrogativi, i grandi perché si sciolgono sul filo a piombo di tante parole sempre più essenziali che l’uno riesce a illuminare nell’altro, mescolando la sua voce e i suoi versi. Mi auguro che il film possa girare, essere ancora visto da più persone perché è un piccolo, essenziale gioiello.