"Romagna mia", la Riviera festeggia il mitico valzer che compie 60 anni

"Romagna mia", la Riviera festeggia il mitico valzer che compie 60 anni
di Rita Sala
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Lunedì 11 Agosto 2014, 19:25 - Ultimo aggiornamento: 19 Agosto, 13:24

Nel giorno di Ferragosto il mondo si fermer, per una sera, a Gatteo Mare, sulla costa romagnola. Romagna mia, il valzer inciso nel 1954 da Secondo

Casadei, glorioso capostipite della dinastia del “liscio”, compie 60 anni. Ed è anche il genetliaco di re Raoul, nipote di Secondo (è figlio del fratello Dino), che festeggia 77 primavere. Ovvero, nell’Italia della crisi, tendenzialmente depressa, sarà l’apoteosi di un approccio vitalistico e inesausto all’esistenza, al piacere e all’ottimismo. Per i discendenti di Cesare Borgia, conterranei di Pascoli e Mussolini, Romagna mia è come l’inno di Mameli, come il Va’, pensiero verdiano. Un emblema, l’istantanea di una terra comunque votata a un sapiente carpe diem che ha conquistato il pianeta.

LE ORIGINI

La storia del celebre pezzo, che è stato cantato persino dai Deep Purple, da Gloria Gaynor e da Jovanotti (in versione rap), ha i sapori del romanzo. Secondo Casadei, fondatore dell’omonima orchestra, compositore e interprete della musica folk romagnola dai Quaranta ai Sessanta, nell’estate di sessant’anni fa si trovava a Milano per incidere un disco. Costretto a fare a meno di uno dei suoi migliori musicisti, che si era improvvisamente ammalato, sostituì il brano che aveva in animo di suonare con un altro “di riserva”, un valzerino dal titolo Casetta mia.

Lo fece ascoltare, Piacque subito. Dino Olivieri, direttore artistico e autore a propria volta, consigliò Secondo di ribattezzare il pezzo, legandolo di più alla terra di Romagna, e glielo fece registrare. Un boom. Lanci a ripetizione alla radio; esecuzioni in tutto il Paese, da parte della orchestre, nelle sale da ballo; affermazione planetaria con l’avvento del juke box.

UNA TERRA, UNA MUSICA

Da Rimini a Cesenatico, da Cattolica a Milano Marittima, da Gatteo a Riccione, sulle spiagge dove il mare si vede a stento dietro ombrelloni, lettini, pedalò e i culi immani delle donnone che piacevano a Fellini, non si ascoltava altra canzone. La vollero interpretare Claudio Villa, Narciso Parigi, Nilla Pizzi, Orietta Berti, Rosanna Fratello, Giorgio Consolini. Ma anche Francesco Guccini, Gigi Proietti, Fiorello, Iva Zanicchi, Spagna, i Nomadi, Renzo Arbore. La Gaynor l’ha poi cantata con Raoul, il figlio di Secondo. Mirko, Casadei, figlio di Raoul e nipote dell’autore, l’ha eseguita con Mario Reyes dei Gipsy King e con Kid Creole and the Coconuts. Anche il Festival di Sanremo non si è astenuto: Samuele Bersani ha cantato la versione balcanica di Romagna mia con Goran Bregović.

Quale, il segreto del brano? Forse la storia italiana che racconta con semplicità, l’immagine di spiagge basse e quiete che in mezzo secolo hanno trasformato i sabati in balera e le mangiate di pesce nelle osterie del porto in una religione più redditizia, senza per questo perdere i valori familiari da cui erano e sono animate. La Romagna, capace di sfruttare al centimetro il suo spazio balneabile, riempiendolo di tecnologica creatività, è rimasta quella dei maschi conquistatori, bagnini, camerieri, impiegati o disoccupati cronici, che dalla fine di maggio a metà settembre vanno a formare un micidiale esercito di seduttori. La loro icona, strutturata dall’Italia della ricostruzione, non è più il vitellone senza rendite comunque dedito alla vita brillante e al mestiere dell'eros. Ma lo spirito resiste. Gli sciupafemmine di oggi li vedi passare in bermuda e t-shirt, nike o rebok ai piedi, calzino sportivo, vestitissimi, spesso pallidi, comunque palestrati, e ti accorgi che non possiedono, nemmeno alla lontana, lo sguardo ingravidante dei birri alla Zanza, leggasi Maurizio Zanfanti, il re dei play-boy degli anni d’oro. Osservano da lontano, commentano fra loro, se abbordano una ragazza lo fanno con distacco. Passeggiano in grossi gruppi, gambe larghe, braccia abbandonate lungo il corpo, faccia all’apparenza assente. Normalizzati dal Terzo Millennio, si nascondono dietro una sorta di omologazione alla quale comunque non credono.Contro il muretto che divide il lungomare dalla spiaggia, nelle notti di fuochi d'artificio, fanno ancora l'amore sulla sabbia, dietro le cabine. Romagna mia suona sempre da qualche parte, vicino o lontano. E lui ha sangue romagnolo, lei è una qualsiasi Inge venuta da lontano.

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