Michael Bublé, ecco il nuovo album Higher: «Sono un sopravvissuto. È stato l'amore a salvarmi»

Michael Bublé, ecco il nuovo album Higher: «Sono un sopravvissuto. È stato l'amore a salvarmi»
di Mattia Marzi
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Sabato 2 Aprile 2022, 12:52

Dopo la tempesta esce sempre il sole. Michael Bublé torna con un nuovo album, il primo dopo quattro anni, il primo dopo che il figlio Noah è riuscito, da piccolo guerriero qual è, a sconfiggere il tumore al fegato che gli era stato diagnosticato nel 2016, quando aveva solamente tre anni: “Queste non sono lacrime di tristezza, ma di felicità. È felicità per l’amore che ho ricevuto. Mi sento un sopravvissuto. È stata mia moglie a salvarmi”, dice il cantante canadese, che ha origini italiane (ha la doppia cittadinanza), presentando il disco, appena uscito. Si intitola “Higher”, proprio come la canzone scritta insieme allo stesso Noah, nove anni, accreditato come co-autore: “Un giorno mi ha canticchiato questo ritornello: ‘When you go low, and I go high…’. Ho portato l’idea a Ryan Tedder, produttore tra i più premiati a livello internazionale, con il quale ho registrato parte del disco, mi ha detto: ‘Mi sembra buono’. Ci abbiamo costruito sopra tutta la canzone, che è nata nel giro di mezz’ora”, sorride Bublé, 46 anni, che insieme alla moglie Luisiana Lopilato aspetta ora il quarto figlio dopo Noah, Elias e Vida Amber Betty e rispettivamente 9, 6 e 3 anni.



Nel 2018 alcune sue dichiarazioni sulla malattia del figlio erano state interpretate come un addio alle scene, ma Bublé aveva subito smentito il ritiro: “Un tabloid ha riciclato vecchie notizie e si è inventato un finto scoop per vendere qualche copia in più.

Un’operazione di pessimo gusto”. A distanza di quattro anni, la voce di “Home” riparte da tredici pezzi, tra inediti, cover e duetti.

Tra i produttori, oltre allo stesso Ryan Tedder, mente degli OneRepublic, guru della pop music, ci sono Greg Wells e Bob Rock, già al fianco di star come Mika, Dua Lipa, Katy Perry: “Questa volta mi sono aperto completamente a provare cose nuove. Ho scavato più a fondo mentre lavoravo e mi circondavo dei più grandi produttori di musica del pianeta, ballando, ridendo e piangendo in mutande nel mio studio quando una canzone suonava bene. Ogni momento è stato magico. Non sono mai stato così entusiasta dopo aver finito un album”. In “Higher” c’è un Bublé più pop rispetto a quello che ha conquistato le classifiche mondiali con reinterpretazioni di classici come “Feeling Good” e “Save the Last Dance for Me”, ma c’è anche il crooner moderno che con il suo timbro caldo fa sue “Make You Feel My Love” di Bob Dylan, “Bring It On Home to Me” di Sam Cooke e “Smile” di Charlie Chaplin: “Nessuno è più bravo di me a fare dischi con gli standard, sono un interprete del Great American Songbook”, rivendica lui, sorridendo, “è normale: sono cresciuto ascoltando Ray Charles, Sam Cook, Frank Sinatra, Wim Mertens: è la musica della mia vita”.



In “Crazy” duetta con Willie Nelson, in “My Valentine” c’è invece lo zampino di Paul McCartney, che ha voluto arrangiare e produrre la versione di Bublé della sua canzone: “Tutti dicevano che il vero genio dei Beatles era Lennon e lui rispondeva: ‘Io so cosa ho fatto, come ho contribuito ai dischi dei Beatles: non ho bisogno di ostentarlo. Quando mi guardo allo specchio sto in pace con me stesso’. Ho visto il documentario di Peter Jackson ‘Get Back’ e ho capito che Paul aveva ragione. Quando sei un gigante non devi dirlo alle persone: la verità viene fuori”.

A fine aprile partirà da Las Vegas il tour mondiale: “A causa della pandemia c’è stato qualche problema legato all’organizzazione, ma state tranquilli: verrò a suonare anche in Italia”, garantisce lui.
 

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