Perché il bardo è più grande del musicista

di Nicola Piovani
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Venerdì 14 Ottobre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:07
Confesso che la logica delle giurie e dei premi spesso mi sfugge. Ma trovo comunque inutile cercare le spiegazioni di un verdetto, sorprendersi per l’imprevedibile assegnazione di un premio. Vengo a sapere ora che è stato assegnato il Nobel per la letteratura a Bob Dylan, e sono contento che si riconosca il valore poetico di un cantautore.
Il valore di un poeta in musica. Nel caso di Dylan, per il mio semplice parere, parliamo di un artista più grande come poeta che come musicista, per cui l’assegnazione di questo Nobel letterario non mi sembra incongrua.

Che poi ci fossero in concorrenza scrittori più meritevoli non saprei proprio dirlo, non ho competenza in materia. 
I premi, anche i grandi premi internazionali, contengono un’imperscrutabile dose di casualità che entra in campo accanto al merito al momento dell’assegnazione.

Lo so perché ho partecipato ad alcune giurie europee e asiatiche. E in tutte qualche scelta dell’ultima ora era legata a fatti che poco hanno a che vedere col valore dell’artista. La sensazione, comunque, è che anche nelle accademie più austere vada di moda la ricerca del cosiddetto”personaggio”, del volto popolare, oltre che del valore artistico. 
Quello che invece è del tutto prevedibile è che chi si sente escluso ci resti male, e che ci sia sempre chi ci trovi da ridire. 
Comunque onore e auguri al poeta Dylan.
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