Ricerca, dall'Ue arrivano 652 milioni: tra i premiati 12 progetti italiani. La Bicocca mapperà i buchi neri dell'universo

L'Italia quarta in classifica per numero di progetti finanziati, dietro a Germania, Francia e Gran Bretagna

Ricerca, dall'Ue arrivano 652 milioni: tra i premiati 12 progetti italiani. La Bicocca mapperà i buchi neri dell'universo
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Giovedì 11 Aprile 2024, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 13:10

Oltre 652 milioni di euro destinati a 255 ricercatori, “leader di spicco” selezionati per l’assegnazione degli Advanced Grants: i finanziamenti alla ricerca più ambiti tra quelli assegnati dall’Ue. Il Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) ha assegnato il finaziamento a quei ricercatori che lavorano in campi all'avanguardia. Con 22 ricercatori l'Italia quarta in classifica, dietro a Germania (50), Francia (31) e Gran Bretagna (28), ma se si considerano i progetti ospitati il nostro Paese scende al sesto posto, alla pari con l'Austria. Sono infatti 12 i progetti italiani finanziati e, tra questi, soltanto due sono guidati da donne. Tra gli istituti comanda la classifica l'Università di Milano, con due finanziamenti.

L'Università Milano-Bicocca si è aggiudicata un finanziamento da 2,3 milioni di euro dal Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) per mappare i buchi neri più grandi dell'universo: il progetto è guidato da Alberto Sesana, professore dell'Ateneo, uno dei 255 ricercatori che ha vinto un Advanced Grant, un finanziamento assegnato a ricercatori affermati e con una consolidata esperienza internazionale.

Questo progetto va dunque ad aggiungersi agli altri 17 dell'Università Milano-Bicocca che si sono aggiudicati un finanziamento europeo a partire dal 2014.

Lo studio si baserà sull'osservazione delle pulsar, stelle che ruotano a velocità elevatissime, tra 100 e 1.000 rotazioni al secondo, emettendo fasci di radiazione. Se questi fasci intercettano la Terra, vengono rilevati dai radiotelescopi sotto forma di impulsi estremamente regolari. «Questi corpi celesti sono eccellenti “orologi galattici", che consentono di misurare onde gravitazionali a bassissima frequenza», afferma Sesana. «Confrontando i ticchettii di questi orologi, siamo in grado di stabilire se lo spazio tra noi e le stelle osservate si sta dilatando o contraendo. Possiamo quindi usare l'incredibile regolarità dei segnali delle pulsar - aggiunge il ricercatore - per cercare minuscoli cambiamenti causati dal passaggio di onde gravitazionali provenienti dall'universo lontano».

Recentemente, infatti, diverse collaborazioni scientifiche internazionali hanno evidenziato la presenza di un segnale compatibile con un'onda gravitazionale a bassissima frequenza, che potrebbe provenire da una popolazione di buchi neri supermassicci. Il progetto aiuterà, dunque, a stabilire l'origine di questo segnale. Questa onda gravitazionale potrebbe però provenire anche dall'universo primordiale: «In tal caso, sarebbe di gran lunga il segnale più vicino al Big Bang mai osservato - conclude Sesana - e ci consentirebbe di avvicinarci come mai prima alle origini del cosmo». 

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