Marito e moglie si sono ritrovati legati e imbavagliati, minacciati con una pistola, e poi derubati di tutto ciò che avevano in casa: un bottino di circa 130 mila euro. È successo esattamente due anni fa, intorno alle 20,40 di sera, in via Tiburtina; giovedì scorso è arrivata la sentenza di primo grado per due dei tre componenti del "commando". Il «basista e coordinatore» del colpo, Domenico Sarno, 45enne di Avellino, è stato condannato in abbreviato a 6 anni e mezzo di reclusione per rapina. Per quanto riguarda i due «esecutori materiali», Pietro Tundis, 49enne originario di Cosenza, ha patteggiato la pena di 4 anni e 4 mesi; mentre il 31enne della provincia di Milano. Antonio Romano, dovrà essere giudicato con il rito abbreviato da un altro gup del Tribunale di Roma perché nell'udienza di giovedì il giudice ha respinto la richiesta dei suoi legali di patteggiare 3 anni.
LA VICENDA
I fatti risalgono al 21 gennaio 2022. Il titolare di una macelleria che si trova a pochi passi da piazza Navona stava rientrando a casa, nel suo appartamento sulla via Tiburtina, quando due uomini gli sono andati incontro e gli hanno puntato una pistola dietro le spalle: «Statte zitto e nun parlà sennò te sparo». La vittima, classe 1945, è stato costretto a entrare in casa, «portarsi in cucina, dove con violenza» - si legge nel capo di imputazione - gli hanno legato le mani e tappato la bocca con del nastro adesivo. Antonio Romano, avendo sorpreso al moglie del macellaio intenta a guardare la televisione, ha legato e imbavagliato anche lei. «Dopo avere messo a soqquadro tutta l'abitazione - spiega negli atti il pubblico ministero Silvia Santucci, titolare del fascicolo - si impossessavano di 20 orologi di varie marche, di cui 4 in oro, della somma in contanti di 20 mila euro riposta nel comodino della camera da letto, numerosi monili in oro bianco e giallo, della patente e della carta di identità» dell'anziano, nonché di ciò che aveva in tasca: 130 euro e un blocchetto di assegni in bianco. I tre hanno lasciato marito e moglie legati e sono scappati, facendo perdere le loro tracce.
Grazie però alle indagini del nucleo operativo della Compagnia dei carabinieri di Piazza Dante, si è riusciti a risalire a loro e a maggio scorso sono finiti in carcere con l'accusa di rapina aggravata «dall'aver agito travisati, con l'ausilio di armi, nei confronti di vittime ultrasettantacinquenni ed avendo causato un danno di rilevante gravità».
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