Roma, coppia rapinata in casa: portati via 20 orologi e contanti per un bottino di 130mila euro

Un bandito condannato a 6 anni e mezzo, un altro malvivente ha patteggiato

Roma, coppia rapinata in casa: portati via 20 orologi e contanti per un bottino di 130mila euro
di Valeria Di Corrado
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Domenica 21 Gennaio 2024, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 18:46

Marito e moglie si sono ritrovati legati e imbavagliati, minacciati con una pistola, e poi derubati di tutto ciò che avevano in casa: un bottino di circa 130 mila euro. È successo esattamente due anni fa, intorno alle 20,40 di sera, in via Tiburtina; giovedì scorso è arrivata la sentenza di primo grado per due dei tre componenti del "commando". Il «basista e coordinatore» del colpo, Domenico Sarno, 45enne di Avellino, è stato condannato in abbreviato a 6 anni e mezzo di reclusione per rapina. Per quanto riguarda i due «esecutori materiali», Pietro Tundis, 49enne originario di Cosenza, ha patteggiato la pena di 4 anni e 4 mesi; mentre il 31enne della provincia di Milano. Antonio Romano, dovrà essere giudicato con il rito abbreviato da un altro gup del Tribunale di Roma perché nell'udienza di giovedì il giudice ha respinto la richiesta dei suoi legali di patteggiare 3 anni.

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LA VICENDA

I fatti risalgono al 21 gennaio 2022. Il titolare di una macelleria che si trova a pochi passi da piazza Navona stava rientrando a casa, nel suo appartamento sulla via Tiburtina, quando due uomini gli sono andati incontro e gli hanno puntato una pistola dietro le spalle: «Statte zitto e nun parlà sennò te sparo». La vittima, classe 1945, è stato costretto a entrare in casa, «portarsi in cucina, dove con violenza» - si legge nel capo di imputazione - gli hanno legato le mani e tappato la bocca con del nastro adesivo. Antonio Romano, avendo sorpreso al moglie del macellaio intenta a guardare la televisione, ha legato e imbavagliato anche lei. «Dopo avere messo a soqquadro tutta l'abitazione - spiega negli atti il pubblico ministero Silvia Santucci, titolare del fascicolo - si impossessavano di 20 orologi di varie marche, di cui 4 in oro, della somma in contanti di 20 mila euro riposta nel comodino della camera da letto, numerosi monili in oro bianco e giallo, della patente e della carta di identità» dell'anziano, nonché di ciò che aveva in tasca: 130 euro e un blocchetto di assegni in bianco. I tre hanno lasciato marito e moglie legati e sono scappati, facendo perdere le loro tracce.
Grazie però alle indagini del nucleo operativo della Compagnia dei carabinieri di Piazza Dante, si è riusciti a risalire a loro e a maggio scorso sono finiti in carcere con l'accusa di rapina aggravata «dall'aver agito travisati, con l'ausilio di armi, nei confronti di vittime ultrasettantacinquenni ed avendo causato un danno di rilevante gravità».

Di tutta la refurtiva sottratta, sono stati ritrovati solo gli assegni.

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IL DANNO PSICOLOGICO

«Dalla consumazione della rapina i signori hanno avuto un peggioramento considerevole delle loro condizioni di vita - si legge nella costituzione di parte civile - non solo per la sottrazione integrale dei loro averi, frutto di lavoro e anni di risparmi, ma anche per le ripercussioni psicologiche». Per questo oltre al valore del bottino, pari a circa 130 mila euro, la coppia ha chiesto di essere risarcita di 50 mila euro, come danno non patrimoniale. «C'è un discorso di fondo che va oltre l'adeguatezza o meno della sentenza. Questa vicenda non riguarda solo l'aspetto del danno patrimoniale subito dai miei assistiti, ma anche quello psicologico - ha spiegato l'avvocato Fausto Amato - Essere legati e minacciati per oltre un'ora mentre qualcuno svaligia la tua casa comporta delle conseguenze che lasciano segni per tutta la vita. Ora è difficile convincerli ad uscire di casa. Lui non lavora più: ha lasciato la gestione della macelleria a sua figlia e ha cambiato radicalmente abitudini di vita. Ha subito un trauma profondo».

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