«Siamo tutti sabbia e foglie, rami, semi pane e sale, qualche volta le conchiglie che riposano nel mare, siamo tutti sempre in scena, siamo l'eco di un concerto, siamo tutti immacolati, spesso ladri di emozioni...»: è parte del testo di "Siamo il nostro tempo", la canzone che dà il titolo al nuovo album del cantautore Ernesto Bassignano. «E’ un disco molto colto, molto poetico e un po’, come dice Sergio Staino, da tagliarsi le vene. Non c’è molta speranza, è la realtà che stiamo vivendo. E’ anche assai diverso da tutti i precedenti. “Bassingher” era molto elettronico, stavolta il mio arrangiatore, il grande pianista Edoardo Petretti, mi ha detto: facciamo un album tutto pianoforte e fisarmonica e basta. E così è stato, dopo abbiamo aggiunto solo il violoncello di Giovanna Famulari e alcuni strani suoni di marimbe e altri strumenti e effetti inventati da Edoardo, che ha avuto delle fantasie pazzesche. L’abbiamo fatto in una settimana, all’insegna del concetto la prima è buona. Sembrava che Edoardo improvvisasse, e infatti così era. La differenza dal passato? Invece di rompere le palle a tutti, come ho sempre fatto, me ne sono stato tranquillo a aspettare»: così Bassignano, romano, 74 anni, 11 album alle spalle, riassume il suo dodicesimo e ultimo disco “Siamo il nostro tempo”, che insieme a “Passerà”, “Le voci della strada”, “Un altro inverno”, “Poer Nanu”, “Valzer”, “Cosa resta da sapere” e “Lo sai che sono qui”, è il titolo di uno degli otto brani.
«Le sue canzoni – dice l’unica nota allegata al disco, opera di vera classe - sono in fondo romanze senza tempo.
Quello di Ernesto Bassignano, noto anche per il suo programma radiofonico “Ho perso il trend” fatto insieme a Ezio Luzzi e per altre trasmissioni tutte all’insegna della satira, è un concerto che continua da oltre cinquant’anni e oggi torna a noi con la delicatezza e la poesia di un tempo antico. E il cantautore racconta che «un giorno, a disco fatto e finito, mi è arrivato alle sei del mattino un bellissimo messaggio di Morgan lungo due pagine che definiva il lavoro bellissimo, che mi ha commosso e che finiva così: “C’è una lacrima ma è molto più l’abbraccio che la tua voce infonde, intelligente di un’intelligenza emotiva che sa di casa e di amicizia…”».
Bassignano aggiunge che il titolo dell’album per lui è perfetto: «Siamo il nostro tempo, e mai come oggi lo siamo, volenti o nolenti, nel bene e nel male, e direi tranquillamente più nel male. O almeno questa è la mia non esaltante sensazione di persona e artista reduce come tutti da anni di sottocultura, di micragna, di gente triste, depressa e preoccupata, di luoghi d'arte semivuoti. Figurarsi poi per un buontempone come me abituato da sempre all'attivismo, alla spensieratezza, all’ironia, alla ricerca della grande arte e delle "good vibrations" non solo musicali. Ebbene sì, cari amici: il vostro vecchio Ernesto Bax Bassignano, ex Bassigna degli anni 70 ed ex Bassingher degli 80, giunto al suo ennesimo album e a una ragguardevole età volata via, perso nei ricordi delle sue molte vite artistiche, non può che riflettere amaramente sul tempo: sul nostro tempo. Sul nostro mestiere di vivere ogni giorno più gramo e stento, senza esaltazione e con pochi sogni sempre più ridimensionati. Il risultato di questa riflessione sono otto canzoni tanto semplici quanto raffinate e un tantino diverse dal solito mood. Dentro c'è un po' di coraggio melodico e letterario in più, forse per evadere appunto dal tran tran che ci circonda. E ho detto tutto».
Uscìrà anche la versione fisica del disco, cioè il cd? Un giorno o l’altro, ma per ora lo trovate solo in digitale sul soliti siti, da Spotify a Deezer e così via. Vale davvero la pena di scaricarlo.