Quelli che... quasi quasi faccio l’albero

di Raffaella Troili
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Mercoledì 22 Novembre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 01:10
Si è deciso che quest’anno non si farà l’albero di Natale a casa perché l’anno scorso è stato smontato a Pasqua, non sto scherzando
@orgiagi

Quasi quasi faccio l’albero. Complice il blocco delle auto, domenica scorsa, a qualcuno è riuscito il blitz. Con discrezione ha srotolato lucette, con lo stesso fare veloce ha addobbato ogni angolo di casa, tra mariti scettici, figli spiazzati, cani e gatti pronti all’attacco. In favore di tutti i fanciullini del mondo, di coloro che fremono, non vedono l’ora ogni anno, che l’albero se lo montano e smontano e ogni volta sentono di essere stati investiti dagli dei del compito magico di trasformare la casa in una discoteca kitsch e accogliente (ma anche nelle strade di quartiere c’è lo stesso fermento), si sono appena schierati una serie di psicologi tra cui Steve McKeown: sostiene che chi decora l’abitazione in anticipo è più felice degli altri. La sua teoria si basa sul fatto che l’atmosfera natalizia fa tornare un po’ bambini, risveglia ricordi piacevoli, ci ancora alle emozioni dell’infanzia. E quindi chi comincia prima prolunga solo il piacere. Dall’altra parte, chi “odia” le feste e il Natale liquida la questione con una frase che la dice lunga: «E’ la festa dei bambini, è bella perché piace a loro». Non tutti del resto hanno alle spalle purtroppo ricordi piacevoli, né attuali motivi per far festa. Ma quanto fanno simpatia quelli che ancora non s’arrendono, quelli della corsa all’albero, che poi quel simulacro lo terrebbero tutto l’anno, quelli che lasciano le luci psichedeliche in terrazzo tutto l’anno, e che costretti ripongono palline, statuine e ricordi con un’amarezza che viene da lontano. Altro che bambini.

raffaella.troili@ilmessaggero.it
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