Se un passerotto romano pesa 100 chili

di Davide Desario
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Martedì 5 Agosto 2014, 00:06
La bellezza struggente di

Roma: essere al bar, vedere

un uomo di 200kg e sentire il

barista che gli fa: ciao, passero’

@Nonvedi


C’è una vineria molto bohémien in Prati: un bancone lungo, le mura dipinte di amaranto dove risaltano due stampe di Hopper. Sulla porta ci sono due anziani che hanno alzato troppo il gomito, ciondolano e si tengono in piedi uno con l’altro, quasi per scommessa. Ad un tratto entra un ragazzone e fa al proprietario alle prese con calici e bottiglie: «Ao, ma che hai messo i buttafuori?».



Eccola Roma! Struggente, sarcastica, indomabile. D’estate ancor più affascinante e a suo modo irriverente perché sembrano andare in vacanza anche i minimi freni inibitori e nella città prendono sempre più il sopravvento soprannomi, battute e prese in giro. Così nel ristorante del centro, il cliente mentre paga il conto dice al proprietario con cinque euro in mano e indicando il cameriere calvo: «Questi dalli di mancia al capellone».



L’omone che pesa più di cento chili, come ha scritto “Non ti vedo” su Twitter, viene chiamato affettuosamente «passero’» (passerotto).



È così Roma, che ci piaccia o no. Con il tecnico dell’Adsl che non viene a casa per giorni ma se lo richiami e gli dici che sei del Vaticano ti citofona dopo cinque minuti. È una città dove se atterri all’aeroporto di Fiumicino puoi aspettare anche due ore per i bagagli. E se chiedi informazioni ti senti rispondere che «sono arrivati dieci aerei tutti insieme». Tu resti senza parole ma la signora al tuo fianco commenta: «Ma non ho capito, questo è un aeroporto o un pronto soccorso?».

davide.desario@ilmessaggero.it