Giallorossi, vertigini e scaramanzia canaglia

di Raffaella Troili
2 Minuti di Lettura
Martedì 29 Ottobre 2013, 21:25 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 07:51
Il mio barista la prima partita

della #Roma non la vide

in quanto era in vacanza. Si disse

“continuo a non vederla finch vince”...




@MatteoPontes



Ancora è presto ripete a voce bassa. Ma la faccia parla da sè. Una mutazione è in atto: la specie del tifoso romanista lamentone e un po’ tirasfiga potrebbe estinguersi. Quantomeno i comportamenti soliti sono ormai desueti. L’arbitro, il portiere, la difesa, l’allenatore, il giocatore inutile, il telecronista gufo, il tono di voce scettico dei commentatori sportivi nordisti, le varie faide da Moggi in giù, tutto quel mondo schierato contro, improvvisamente è sparito, nessuno con cui prendersela, allo stadio o giù al bar. Ancora è presto, ripete a voce bassa, spiazzato dalle performance di quella squadra che amava lo stesso, anche se faceva tanto soffrire. Così ciondola ma tre metri sopra al cielo, lo sguardo incredulo di chi era abituato al “Mai ‘na gioia” e a persecuzioni e ingiustizie che affondano nel passato («la valanga di torti ammessi dagli stessi designatori arbitrali l’anno dopo lo scudetto del 2001; gli aiuti all’Inter quando siamo arrivati secondi con Spalletti e Ranieri», ama ripetere il lupacchiotto crogiolandosi nel dispiacere). Ora nei panni nuovi e insoliti del primo della classe, parla poco, si muove scaramanticamente goffo, ma si prende già tante soddisfazioni, sotto forma di meraviglia. Anche per i bambini al momento la geografia delle squadre è rivoluzionata: tutti della Roma, tutti a tifare per la più forte sfoderano orgogliosi maglie e tute amaranto, creste sui capelli, gesti plateali da goleador. Gli adulti no, sotto sotto euforici ma increduli e scaramantici, anche leggendo queste poche righe penseranno a un complotto.



raffaella.troili@ilmessaggero.it