Roma, cinese morta: da oggi la bonifica nel campo rom. I residenti: «Raggi venga a vedere»

Roma, cinese morta: da oggi la bonifica nel campo rom. I residenti: «Raggi venga a vedere»
di Raffaella Troili
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Lunedì 19 Dicembre 2016, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 12:37

Quella Roma così brutta, sporca, cattiva, che si fa fatica a credere che sia vera, forse ha le ore contate. C'è voluta la morte di Yao Zhang per fermarsi a guardarla: ora che le immagini hanno fatto il giro del mondo - il campo rom di via Salviati, i roghi, le montagne di rifiuti fin sotto l'Ufficio immigrati della Questura - qualcosa si muove, oggi via Sansoni viene chiusa, inizia la bonifica del campo, nell'aria uno sgombero. E anche gli abitanti di Tor Sapienza provano a farsi sentire, a chiedere aiuto, «la Raggi venga qui, a vedere».
Via Patini, domenica, ore 15. Un cinese è il primo ad arrivare, presidia l'entrata dell'Ufficio immigrazione, più tardi si aggiungeranno altri due immigrati, un bengalese e africano, aspettano le 8,30 di oggi, fa già freddo e passeranno la notte qui, per avere un permesso che chissà se otterranno. A pochi metri lo scenario è un poco cambiato, una pseudo ripulita c'è stata, ma quel tipo di intervento che non può bastare: i rifiuti davanti al campo rom di via Salviati si riproducono a ciclo costante, montagne di oggetti, carcasse, stracci, pneumatici, c'è tutto ed è tutto rotto. I rom sono divisi in due. C'è una parte che non scappa e non offende.

 


«CI SIAMO RIUNITI E LITIGATO»
Rivela: «Eravamo pieni di rabbia, perché dopo la morte della cinese i controlli della polizia erano un continuo, io ne ho subiti 15, una mattina dovevo portare mio figlio a scuola e non me l'hanno permesso. Abbiamo fatto una riunione, abbiamo discusso, litigato per farli costituire ci siamo divisi, il minorenne ha confessato, l'altro, Gianfranco, lha chiamato il padre: Dove sei? Vengo e ti porto dalla polizia. Serive Sevrovic è sparito subito, dopo una decina di giorni anche la moglie e i bambini sono partiti. Abbiamo provato a cercarlo ma ha chiuso tutto anche facebook, era nato qui, lo conosciamo da 20 anni. Noi crediamo allo scippo, non al resto, non è mai stato un uomo crudele».
Trecento famiglie, sono qui dal 2000, negli anni a fianco al campo aperto da Rutelli si sono aggiunti altri rom che vivono nella più assoluta sporcizia e illegalità, stracci appesi alle reti, roghi continui, facce sporche di fumo. Nel frattempo la soglia di igiene e civiltà ha toccato il fondo. Topi, rifiuti, uomini e donne che vanno e vengono con passeggini colmi di altre vecchie cianfrusaglie. Qui ci sono i rifiuti di tutti, materassi, divani, una racchetta rotta, un forno da cucina che qualcuno ha abbandonato ieri mattina, mattoni, peluche e bambole nel fango.
E' qui davanti, tra le sterpaglie proprio sotto la massicciata della ferrovia che hanno trovato il corpo della giovane studentessa cinese rapinata della borsa e travolta da un treno mentre cercava di inseguire gli scippatori. «Domani - si avvicina qualche rom anche se i vigili urbani mettono in guardia di star loro alla larga - chiudono la strada, chiudono tutto. Cominciano a pulire. La prossima settimana inizia la pulizia del campo, forse ci sgomberano fuori Roma. Dove? A Latina, Pomezia. Noi siamo contenti se ci spostano, ormai fa troppo schifo, siamo abbandonati tra topi e immondizia, in condizioni igieniche disumane, lAma non passa e la mondezza si accumula... è diventata una discarica, vengono a scaricare qui anche da fuori. E poi anche quelli del quartiere non ci reggono: su cento, forse in dieci ci sopportano».
Il quartiere è esasperato dall'incuria e l'insicurezza. «Se li mandano via siamo tutti felici e contenti», dicono tra i palazzoni di via Giorgio Morandi, dove pure c'è una parte di locali occupati da 10 anni da varia umanità (in un tunnel costruito per un centro di fisioterapia ci sono rom, arabi, egiziani, un paio di italiani, anche un prete romeno ortodosso). «A noi il centro di accoglienza non dava fastidio - dice una donna che è venuta a trovare la sorella - qui davanti ci sono le mamme arabe, ci sono anche gli uomini, non si vedono e non si sentono». «E' tutta la zona che è schifiata», rende l'idea in siciliano Francesco Gallotta, 77 anni, abusivo anche lui, indicando i cassonetti circordati da rifiuti all'inverosimile.

IL PARROCO: SIAMO ESASPERATI
In via di Tor Sapienza, il parroco emerito di San Vincenzo de Paoli, non se ne fa una ragione. «Siamo esasperati, abbiamo tutti paura, non si vive più. Era un quartiere tranquillo, sereno, pacifico. Da un po' di anni solo scippi e violenze. L'altro giorno davanti alla chiesa che sta più avanti, dell'Immacolata, una donna è stata scippata davanti alla chiesa mentre andava all'adorazione, ieri sono andati i ladri dalle suore qui davanti, c'è una scuola, hanno buttato tutto per aria. L'anno scorso in via Rosati ogni giorno c'era uno scippo a una vecchietta, abbiamo dovuto chiedere la presenza di un poliziotto. Abbiamo paura per le donne e per i bambini anche. E guardi intorno: che disordine, che abbandono...».
La presenza dei rom con gli anni è degenerata, il parroco fa un distinguo, «il campo è diviso in due, nella prima parte, quella originaria, si salvano. Ma da un anno questa situazione non la sopportiamo più. La gente è esasperata».