Roma, cinese morta, sparita la famiglia del ricercato: caccia anche a un quarto uomo

Roma, cinese morta, sparita la famiglia del ricercato: caccia anche a un quarto uomo
di Raffaella Troili
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Lunedì 19 Dicembre 2016, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 09:54
Ci sarebbe un quarto uomo, un complice, il cui ruolo non è chiaro, coinvolto nella rapina e nella morte di Yao Zhang. Un trentenne, nascosto ancora nel campo rom di via Salviati, forse il più scaltro, rimasto al riparo dai riflettori e coperto da una certa omertà. Se dopo i controlli serrati effettuati nell'insediamento dalla polizia, i nomadi hanno deciso di consegnare due responsabili e un altro - Serive Sevrovic - è sparito nel nulla, resta in ballo l'ipotesi che la banda fosse composta da quattro persone e che il quarto uomo si nasconda tra le baracche anonime del campo di Tor Sapienza.
La pressione delle forze del'ordine non è quindi cessata. Nei giorni scorsi hanno passato al setaccio le posizioni di ogni singolo occupante, ascoltato testimonianze, anche informali, da esponenti delle varie etnie, raccolto elementi che sono serviti a stringere il cerchio. La comunità nomade sapeva chi erano i responsabili e messa sotto torchio si è radunata.

«SAPEVAMO TUTTI»
«Era giovedì non ne potevamo più, sapevamo tutti e non vedevamo loro che questa storia finisse. Ci siamo riuniti, abbiamo litigato. Il minorenne messo alle strette dal padre prima ha detto di no, poi ha confessato di aver partecipato allo scippo. L'altro Gianfranco Ramovic, è stato chiamato al telefono dal papà - era scappato a Tivoli dalla fidanzata - anche lui alla fine ha confessato. «Vengo a prenderti con la polizia», gli ha detto il genitore. Fin qui i profili dei due fermati per furto con strappo. Il maggiorenne alle spalle già altri precedenti per scippi e furti d'auto è stato arrestato, l'altro è nel campo.
Immediatamente dopo la sparizione di Yao è scomparso invece - forse è in Germania - Serive Sevrovic, indicato dai fermati come colui che avrebbe rubato la borsetta, «noi lo abbiamo solo seguito». Su di lui, versioni contrastanti: c'è chi lo avrebbe descritto agli investigatori come crudele e spietato, a tal punto da tornare vicino ai binari, scoprire che Yao era ancora viva e per questo nasconderla con rifiuti e sterpi, dopo averle preso anche il cappello. Sarebbe stato lui a dare alle fiamme la borsa e gli indumenti della studentessa cinese. Ma il campo è diviso in due, c'è chi dice: «Faceva scippi, quello sì, ma non avrebbe fatto una cosa del genere. Ha venti anni, è nato e cresciuto qui, ha una moglie e quattro figli». Anche la famiglia da qualche giorno è improvvisamente sparita.