Musicista pestato e ucciso a Monti: verso il processo-bis per omicidio

Musicista pestato e ucciso a Monti: verso il processo-bis per omicidio
di Adelaide Pierucci
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Domenica 18 Novembre 2018, 10:08
Dopo le condanne definitive, si torna in aula. La giustizia non ha chiuso il conto per il caso Monti e punta a chiedere un nuovo processo per gli aggressori di Alberto Bonanni, il musicista di 29 anni pestato nel giugno 2011 e morto nel dicembre 2014 senza mai svegliarsi dal coma. L'inchiesta ripartita nel 2015 è ormai a senso unico. I quattro aggressori condannati di recente anche in Cassazione, con pene dai 9 ai 13 anni, hanno risposto di tentato omicidio. Ma il processo si potrebbe presto riaprire con la nuova contestazione: omicidio volontario. La perizia disposta nell'inchiesta bis non lascia spiragli giudiziari: ha concluso che il chitarrista romano non è morto per il tumore cerebrale scoperto dopo il pestaggio, ma per le conseguenze del pestaggio stesso. E quindi il pm Silvia Sereni, titolare dell'inchiesta, presto potrebbe riportare gli imputati in aula. A partire da Massimiliano Di Perna, Il Pittore, il cinquantenne che, infastidito dal rumore, aveva scatenato il pestaggio istigando alcuni ragazzi della brigata Monti e Gaetano Brian Bottigliero, ora trentenne e con gravi problemi di salute, ritenuto colui che avrebbe sferrato un colpo con il casco; tutti e due già condannati rispettivamente a 13 anni e 9 mesi e 13 anni e 6 mesi. Ma anche Cristian Perozzi e Carmine D'Alise, gli aggressori materiali, condannati a nove anni, pena definitiva. L'accertamento medico - svolto sulle carte in assenza di una nuova autopsia, bloccata dalla famiglia con picchetti al cimitero era stato disposto dal gip Tiziana Coccoluto proprio nell'ambito dell'incidente probatorio sull'inchiesta bis aperta dopo la morte di Alberto Bonanni. «L'agente lesivo, ossia le percosse», concludeva la perizia, «è stato qualitativamente e quantitativamente sufficiente ad aumentare la massa tumorale». Per poi aggiungere: «Nel corso di tre anni e mezzo intercorsi tra l'aggressione ed il decesso il signor Bonanni ha presentato numerose complicanze settiche soprattutto a livello polmonare che hanno compromesso negativamente ed in modo irreversibile la funzionalità di cellule, tessuti ed organi». «Il processo riaprirà una ferita», ha detto l'avvocato Gaetano Scalise che assiste la famiglia Bonanni. «Verificheremo il da farsi. Finora gli imputati hanno mostrato indifferenza nei confronti del dolore dei genitori».

LA DIFESA
«Ci sembra assurdo», ha ribadito, invece, Fabrizio Gallo, il difensore di uno degli aggressori, «che un imputato che ha già quasi scontato del tutto una pena definitiva venga sottoposto ad un nuovo giudizio per lo stesso fatto in barba al principio del ne bis in idem del processo penale». Il punto cruciale della nuova inchiesta, in realtà, è proprio questo: trattandosi di un nuovo reato, la procura ha escluso che si tratti di un doppio processo per la stessa vicenda. Bloccando la riesumazione del figlio, la madre di Bonanni aveva specificato: «Per noi Alberto è stato ucciso il giorno dell'aggressione. Il tumore? Non c'entra niente. Non ha mai fatto cure oncologiche ma solo quelle per le botte che gli hanno fracassato la testa».
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