Alberto Bonanni, musicista pestato a morte per «rumore e risate» in Centro a Roma. «Aggressione immotivata»

Dopo 12 anni parte il processo d’appello, 4 sotto accusa per il pestaggio nel rione Monti

Alberto Bonanni, musicista pestato a morte per «rumore e risate» in Centro a Roma. «Aggressione immotivata»
di Federica Pozzi
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Giovedì 5 Ottobre 2023, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 11:59

Sono trascorsi ormai 12 anni dal brutale pestaggio, del chitarrista Alberto Bonanni, aggredito e picchiato a morte mentre suonava nel giugno del 2011 a Monti. La morte per il musicista era arrivata nel 2014 dopo tre anni di agonia in un letto di ospedale. Ma per i quattro accusati dell'aggressione il processo di secondo grado è iniziato solo ieri. Carmine D'Alise, Christian Perozzi, Massimiliano Di Perna e Gaetano Brian Bottigliero sono stati condannati in primo grado a 14 anni di carcere per omicidio volontario. La stessa pena è stata sollecitata ieri mattina dalla procura generale in Corte d'Assise d'Appello, che ha sottolineato come l'aggressione sia stata un'azione «particolarmente violenta e immotivata».

IL PESTAGGIO

Era la notte del 26 giugno del 2011, Bonanni era in strada stava suonando la chitarra assieme ad alcuni suoi amici. Il gruppo di ragazzi scherzava passeggiando tra i vicoli del rione Monti.

Le risate sono arrivate però a disturbare, nella sua abitazione, Massimiliano Di Perna, un pittore conosciuto nella zona. Di Perna a quel punto si è affacciato alla finestra, intimando al gruppo di smetterla. I giovani, però, hanno avuto la grande colpa continuare a ridere, atteggiamento che ha scatenato la furia del pittore, che è sceso in strada con un bastone in mano e ha iniziato a colpire chiunque gli capitasse accanto. In pochi istanti, sotto casa dell'uomo, sono arrivati D'Alise e Perozzi, seguiti a qualche minuto di distanza da Bottigliero. I quattro si sono poi accaniti su Alberto, senza alcuna ragione particolare, se non quella che in quel momento era il più indifeso. E così si sono susseguiti una valanga di pugni, schiaffi, calci. Addirittura Bottigliero lo ha colpito anche con un casco sulla testa.

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IL RICOVERO

All'arrivo delle forze dell'ordine e di un'ambulanza, Alberto si era alzato da terra, le sue condizioni non sembravano essere gravi, ma una volta trasportato in ospedale è entrato in coma irreversibile. Condizione nella quale è rimasto fino alla morte, avvenuta il 7 dicembre 2014 in ospedale a Subiaco. Gli imputati hanno già scontato una pena in via definitiva di nove anni per tentato omicidio, ma dopo il decesso del giovane la Procura di Roma ha contestato l'omicidio volontario, condannando lo scorso anno tutti i responsabili a 14 anni di reclusione.
«Non possiamo che concordare con quanto detto dal pg, che nel ripercorrere la vicenda ha correttamente sostenuto le motivazioni della sentenza di primo grado hanno commentato i legali di parte civile, gli avvocati Gaetano Scalise e Stefano Gabbrielli soffermandosi diffusamente sul tema del nesso di causalità sul quale ha ripercorso le argomentazioni da sempre sostenute dalle parti civili».

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LE ACCUSE

In primo grado i quattro erano stati condannati per tentato omicidio. Il giudice aveva chiarito che non era stato solo un pestaggio quello a ridurre in fin di vita il musicista ventinovenne. C'era proprio la volontà di uccidere. Era stata la Corte di Appello di Roma, a riqualificare il reato contestato ai quattro in primo grado, mentre la vittima era ancora in coma, e a condannarli per tentato omicidio anziché per lesioni gravissime. E la pena era stata aumentata.
Poi, dopo il decesso, erano state formulate le nuove accuse ed era arrivata la contestazione di omicidio con un altro processo ma in Corte d'Assise. E adesso il pg della Corte d'Assise d'Appello chiede che la condanna a 14 anni sia confermata.
 

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