Da quando nel cuore della notte tra lunedì e martedì la polizia ha bussato alla sua porta, Pino è sconvolto. «Sono rimasto sveglio per ore, ho cercato di dare una mano, ho provato a telefonare a mio fratello per rintracciarlo, per sapere dove fosse. Ma niente, il cellulare era staccato», spiega. Dice di avere allontanato la famiglia, nel frattempo, per preservarla «da un incubo»: «Ho mandato via mia moglie e le figlie, non vogliono che siano qui». «No, la vittima non la conoscevo». Ha gli occhi bagnati dalle lacrime: «Io sto malissimo, sono morto dentro». Richiude il portone.
«ALBERTO ABITAVA QUI»
Chi conosceva mamma Annunziata nel condominio sostiene che «se sapesse cosa è accaduto qui l'altra notte, si rivolterebbe nelle tomba, tanto era una brava persona». V. M., ora ricercato dalla polizia, l'avrebbe accudita amorevolmente fino all'ultimo minuto, poi è rimasto a vivere da solo in casa, «non era fidanzato», dicono i vicini. Che parlano di un «continuo via vai, a tutte le ore, da quell'appartamento», di «gente che forse andava lì per la droga», ma che «no, lui non è un tossico, forse beve un po'. Ma è sempre educato e non è un tipo violento». Forse V. M. ha avuto paura di Ianni che è grosso, muscoloso e corpulento e si è difeso.
Il condominio è stato svegliato dagli spari. «Sembravano almeno tre, quattro - racconta Alberta - ma no, non abbiamo visto niente. Solo quell'uomo a terra fuori al portone coperto da un lenzuolo». Un'altra condomina racconta: «Uscivo per andare al lavoro, quell'uomo era a terra. Credo di averlo riconosciuto: abitava qui una quindicina d'anni fa. Ho ancora i brividi, ricordo una scarpa rossa da ginnastica ai suoi piedi. Quel che è strano è che un'altra che mi sembra proprio uguale l'ho vista sulla tettoia che copre il portone di ingresso. Come è finita lassù?».
M. Iz.
A. Mar.
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