Roma, ucciso sul pianerottolo di casa, il killer confessa: «Er mitraia mi picchiava, così l'ho ucciso»

Roma, ucciso sul pianerottolo di casa, il killer confessa: «Er mitraia mi picchiava, così l'ho ucciso»
di Alessia Marani
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Venerdì 26 Gennaio 2018, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 19:39

«Sì, sono stato io a uccidere er mitraia. Non ce la facevo più, mi ossessionava. Mi picchiava di continuo, pure lunedì sera era salito su a casa e mi aveva gonfiato di botte. Guardate come mi ha combinato la faccia, sono tutto tumefatto. E questa volta ho reagito». Dopo 48 ore di fuga in auto vagando per le strade di Roma, fino a Tor Lupara, Italino Mosto, da tutti conosciuto come Vitale, classe 1969, precedenti per droga e reati contro il patrimonio, si è costituito agli agenti della sezione Omicidi della Squadra Mobile. È stato lui a sparare due colpi di calibro 25 ad Alberto Ianni, bodyguard di 39 anni, sul pianerottolo del suo appartamento all'ottavo piano di via Sebastiano Satta 53, la strada dello spaccio a Casal Bruciato. Il suo avvocato, mercoledì sera, ha chiamato in via di San Vitale e così poco dopo negli uffici della Questura è iniziato un lungo interrogatorio durato fino alle 4 del mattino davanti al capo della VII Andrea Di Giannantonio.

LA RELAZIONE
Ma Mosto non era solo nella sua disperata fuga. Accanto a lui, a guidare l'auto intestata alla mamma, c'era V. M., la sua donna, che ora rischia di essere accusata di favoreggiamento o addirittura di concorso in omicidio. Valutazione che spetta al magistrato. La donna potrebbe essere stata solo coinvolta nella fuga. Era proprio questa relazione ad avere mandato su tutte le furie Ianni: V. M. era stata la compagna di suo fratello Mirko, da qualche mese in galera. Avevano avuto dei figli insieme e che lei lo tradisse con Vitale, oltretutto alla luce del sole, nel quartiere dove anche lui e la sua famiglia avevano abitato per anni, era diventata un'onta insopportabile e da punire a tutti i costi. E pare che per questo motivo, i due, Ianni e Mosto, avessero avuto altre discussioni in precedenza. Mosto ha confessato tutto e ha fatto anche trovare la pistola: l'aveva nascosta dietro una cabina elettrica a Fonte Nuova, nella frazione di Tor Lupara. Sull'arma ora sono in corso accertamenti balistici per capirne la provenienza e se abbia sparato anche altre volte. Nei confronti di Mosto la polizia ha eseguito un fermo emesso dalla procura della Repubblica, che dovrà essere convalidato dal Gip. Martedì dopo cena Ianni era uscito con la sua compagna. Raggiunte le case popolari bianche e azzurre di via Satta le ha detto di accostare l'auto, una Fiat 500: «Tu aspetta qui, che devo sistemare una cosa». Sale all'ottavo piano. Bussa alla porta di Italino e tra i due nasce una discussione. L'ennesima. «Mi aveva picchiato altre volte. È un energumeno e avevo paura». Ha raccontato Italino agli agenti della Mobile diretti da Luigi Silipo. L'uomo prende la pistola e spara.

I COLPI
Un colpo ferisce la vittima al fianco destro. Alberto Ianni riesce a scendere di corsa gli otto piani, inseguito dal suo killer. Un altro colpo infrange il lunotto delle scale a chiocciola. Altre due pallottole vengono trovate nel muro. La vittima riesce a varcare il portone d'ingresso della palazzina, ma si accascia e muore. La compagna lo vede a terra e chiama i soccorsi. I sospetti della polizia ricadono subito su Italino. Scattano le ricerche e per due giorni l'uomo è irreperibile, fino alla notte tra mercoledì e ieri nella quale si costituisce.
 

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