Roma, inciampò in una buca e morì, imprenditore accusato di omicidio colposo: «L'asfalto riparato male»

Roma, inciampò in una buca e morì, imprenditore accusato di omicidio colposo: «L'asfalto riparato male»
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 20 Maggio 2016, 08:03 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 22:20


Era stata una trappola nel cemento nel 2012 a uccidere Francesco Fortuna, un anziano di Centocelle, che ogni mattina usciva da casa per comprare latte e pane e fare una passeggiata in piazza. L'anziano è inciampato in una buca del marciapiede, ha perso l'equilibrio e ha battuto la testa con violenza. E quaranta giorni in terapia intensiva non sono serviti a salvarlo. Per quella morte, ieri, la giustizia ha presentato il primo conto.
Il gip Riccardo Amoroso ha spedito a giudizio Luigi Martella, l'imprenditore, considerato il ras dell'asfalto in città, finito in manette a ottobre per aver pagato bustarelle a funzionari comunali del settore: era incaricato dal Campidoglio proprio della manutenzione in quel tratto di strada, via Cocconi, Centocelle.
Così Martella, oltre a una sfilza di corruzioni, si è ritrovato a rispondere in questo procedimento all'accusa omicidio colposo. A processo con lui un factotum, pure lui indagato anche nell'inchiesta delle mazzette distribuite nei Municipi e in Campidoglio per aggiudicarsi i bandi e per evitare il controllo sulla qualità dei materiali utilizzati. Per il pm Mario Ardigò, titolare dell'inchiesta sull'anziano ucciso dalla buca, Martella e il suo collaboratore, il capocantiere Andrea Manzo, non avrebbero «disposto le opportune opere per eliminare il pericolo» «cagionando di fatto la morte del pedone».

LA CADUTA
L'incidente risale al 20 settembre del 2012. Francesco Fortuna, 81 anni, sta passeggiando sul marciapiede di via Cocconi quando, all'improvviso, perde l'equilibrio battendo la testa. Aveva messo accidentalmente il piede in un avvallamento largo trenta centimetri e profondo cinque. Entra subito in coma, e nonostante, un intervento chirurgico al Sandro Pertini per l'asportazione dell'ematoma, dopo un mese e mezzo muore.
L'esame autoptico, disposto dalla procura, conferma che il decesso è da ricollegare al trauma. «L'insufficienza multiorgano», conclude il perito, «è terminale a un prolungato stato di coma conseguente a un trauma cranico a valenza emorragica chirurgicamente trattato». A breve finiscono iscritti nel registro degli indagati l'imprenditore Luigi Martella, titolare dell'impresa appaltatrice (la Nicolò Lavori) incaricata dal Comune di Roma di effettuare la sorveglianza e le opere di manutenzione delle strade del quartiere; il geometra Alessio Ferrari, consulente della ditta, prosciolto però in fase di indagine preliminare, e, appunto, il capocantiere Andrea Manzo.
Intanto Luigi Martella, come Alessio Ferrari, arrestati nella prima retata sull'inchiesta tangenti e buche, sono tornati in libertà pochi giorni fa per la scadenza dei termini di custodia cautelare.
L'inchiesta aveva fatto emergere una realtà ancora non del tutto scoperchiata: i funzionari municipali e comunali, nella loro doppia veste di dipendenti pubblici e incaricati della direzione dei lavori dei singoli appalti riguardanti la manutenzione delle strade, intascavano mazzette e in cambio consentivano ai titolari delle ditte «di risparmiare sui costi dell'appalto, attraverso l'omessa esecuzione delle opere appaltate ovvero l'esecuzione in modo differente da quello previsto nel capitolato».
L'indagine ha portato finora a dieci arresti, molti dei quali scattati dopo che Martella, si è trasformato in grande accusatore del sistema.
 
LE BUSTARELLE
«È routine pagare i funzionari», ha detto elencando, sotto interrogatorio, chi aveva preso o preteso bustarelle negli ultimi anni. Di recente i pm Stefano Pesci e Alberto Pioletti hanno firmato la richiesta di giudizio immediato per alcuni indagati, tra cui Francesco Pantaleo e Stefano De Angelis (dirigenti del dipartimento Simu di Roma Capitale), per Doriano Carbonari e Paolo Fornaciari (dipendenti rispettivamente del X e XII municipio), tutti arrestati con l'accusa di corruzione aggravata nella seconda retata dell'inchiesta «buche».
Il legale di Luigi Martella, l'avvocato Gaetano Scalise, sull'accusa di omicidio colposo frena: «Il marciapiede non era affidato alla manutenzione della ditta. E non è escluso che il pedone sia caduto a causa di un improvviso malore».