Sono state pubblicate ieri dall’artista Jago (Jacopo Cardillo, ndr) sul suo profilo Instagram le immagini che riprendono l’atto che ha vandalizzato la sua opera la notte dello scorso 5 ottobre. L’autore della statua adagiata su ponte Sant’Angelo intitolata “Sono pronto al flagello” ha poi commentato con ironia «Fortuna che c’erano le telecamere altrimenti ci saremmo persi questa Performance di gruppo». Un gesto stigmatizzato da tutti che riprende un gruppo di ragazzi (da 5 a 7 di cui una di sesso femminile) che si abbassano, sollevano di peso la statua e la spostano verso Castel S. Angelo, poi scappano probabilmente scoperti dai vigili urbani. Poi il video continua con le immagini della scultura danneggiate su un tavolo in un ufficio della polizia.
Tante le condanne del gesto postate sul profilo social dell’artista: dal «Sarebbero da punire con i servizi sociali: pulizia di Roma a mano con scopa, paletta e straccio» a «ma perché» o «l’idiozia dilaga» o addirittura «Molti di voi vorrebbero frustarli (ed istintivamente è comprensibile)ma il gesto più intelligente da fare è fargli scoprire il lavoro e la grande fatica dietro ogni forma d’arte.
Ebbene sì questa è la terza volta che la statua deve ricorrere ad un intervento: il primo danneggiamento risale alla notte del 6 agosto, poi quello della notte del 5 ottobre (quello del video), e l’ultimo risale alla mattina del 6 ottobre, le gambe della scultura erano state rotte e la mano non fu trovata. Il 7 novembre è stat ariconsegnata all’artista per i restauri. L’opera sarà battuta all’asta e l’intero ricavato verrà donato a un’associazione che si occupa di aiutare i profughi. La base d’asta sarà di 1 milione e 250 mila euro.