Roma, giunta Raggi a metà. Pressing di Casaleggio su sul sindaco

Roma, giunta Raggi a metà. Pressing di Casaleggio su sul sindaco
di Mauro Evangelisti e Stefania Piras
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Lunedì 4 Luglio 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 18:00

La ribellione di Virginia Raggi, sostenuta o forse ispirata dalla sua anima gemella politica Daniele Frongia, alle redini dello staff sta frenando la formazione della giunta della Capitale. Tanto che ora prende corpo l’ipotesi che giovedì, per la prima seduta del consiglio comunale, la Raggi si limiti a presentare solo un pezzo di giunta, mantenendo alcune deleghe per sé, in attesa di sciogliere alcuni nodi. Per scongiurare questo scenario poco edificante oggi si svolgerà una riunione tra la Raggi e il mini direttorio che la controlla.

Ci saranno la senatrice Paola Taverna, la deputata Roberta Lombardi, il consigliere regionale Gianluca Perilli. Non solo: dopo la telefonata di Beppe Grillo e la cena per trovare una mediazione con Luigi Di Maio, il prossimo step delle procedure del Movimento prevede un incontro a Milano alla Casaleggio e associati. In subordine, visto che quel viaggio potrebbe apparire fuori luogo non solo per la sindaca ma anche per la città, potrebbe essere organizzato un vertice con Casaleggio junior a Roma. 
 
BASE IN SUBBUGLIO
La tensione è alta, anche perché in una parte dei quadri romani del Movimento 5 Stelle l’idea di nominare come vice capo di gabinetto Raffaele Marra, dirigente vicino ad Alemanno e Panzironi, viene vista come uno scandalo, mentre quella di scegliere come capo di Gabinetto Frongia, rischiando poi una bocciatura sulla base della legge Severino, una imprudenza inutile. La Raggi, che sogna una statura da leader nazionale, viene già definita una «nuova Pizzarotti» (a sua volta il sindaco di Parma finì nei guai quando voleva nominare direttore generale Tavolazzi).

In molti le ricordano che non può reclamare indipendenza dal mini direttorio (di cui fanno parte anche le odiate Lombardi e Taverna) visto che lei stessa ha firmato il contratto in cui si impegna, tra l’altro, a sottoporre tutte le nomine all’esame dello staff. Una parte della base, però, sul profilo di Roberta Lombardi prende le difese della sindaca dalle ingerenze della parlamentare («siamo stanchi delle soliti liti interne dei partiti»). Altri se la prendono con la Raggi: «La giunta dovrebbe essere già pronta». In sintesi: dopo l’ubriacatura della travolgente vittoria elettorale, crescono il disorientamento, la rabbia per i dossier che circolano copiosi nel movimento, lo sconcerto perché anche nei Municipi conquistati la nascita delle nuove giunte è in alto mare. Il vento è cambiato, ma per ora ha portato solo nuvole.

SENZA IMPEGNI
Ieri il portavoce di Virginia Raggi, Augusto Rubei (che malgrado l’ottimo lavoro svolto in campagna elettorale rischia di essere sostituito di un uomo dello staff di Rocco Casalino), annunciava che per oggi la sindaca di Roma non ha in programma neppure un appuntamento ufficiale. Segno anche questo che ora si concentrano le forze sulla formazione della nuova squadra. Mandiamo il nastro indietro: la guerra Raggi-direttorio è esplosa quando ha nominato Daniele Frongia capo di gabinetto, e Raffaele Marra come suo vice. I vertici del movimento le hanno fatto notare che il primo rischia l’incompatibilità perché è stato consigliere comunale, il secondo ha un curriculum inappuntabile ma è una scelta inopportuna per i suoi rapporti con Alemanno e Panzironi.

Il direttorio le ha suggerito un nome differente come capo di gabinetto, Carla Raineri, giudice della corte di appello di Milano, già chiamata a Roma Capitale da Tronca per occuparsi di anti corruzione. A Frongia, a cui difficilmente la Raggi rinuncerebbe, è stato offerto un piano B, molto meno allettante dal punto di vista economico, ma altrettanto prestigioso: il ruolo di vicesindaco con delega al patrimonio. Per il posto di capo di Gabinetto, invece, la Raggi preferisce Daniela Morgante, nome di prestigio visto che è giudice della Corte dei conti e conosce la macchina amministrativa (è stata assessore al Bilancio con Marino, invisa a Mafia Capitale stando alle intercettazioni dell’inchiesta). 

L’IMPUNTATURA
Tutto risolto? No, perché comunque la Raggi - con una caparbietà che in molti nel Movimento a Roma giudicano inspiegabile, tanto da richiamare i trascorsi della sindaca nello studio legale Sammarco-Previti - insiste nel tenere in squadra Marra, o come dirigente esterno di Roma Capitale o addirittura ai vertici di una delle disastrate municipalizzate. Ma sullo sfondo resta il contratto firmato dalla Raggi con M5S prima delle elezioni, che prevede, in caso di violazione, una sanzione di 150mila euro.

 

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