Roma, Raggi e la squadra azzerata: sfogo alla cena con Di Maio

Roma, Raggi e la squadra azzerata: sfogo alla cena con Di Maio
di Claudio Marincola
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Domenica 3 Luglio 2016, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 13:22


Risentimenti, divisioni, veleni, scorie difficili da smaltire. C'è uno scontro che sta intossicando l'aria capitolina. Sta mettendo a dura prova Virginia Raggi, la 37enne sindaca che la stragrande maggioranza dei romani ha eletto in Campidoglio. Lei in palese difficoltà: da settimane non trova la quadra sulla giunta. Lei che come Penelope tesse la tela, compone il puzzle. E il mini-direttorio che glielo smonta pezzo a pezzo, ordinanza dopo ordinanza. Giorni cruciali per capire se lo strappo di queste ore si consumerà fino in fondo e se c'è già un nuovo caso-Pizzarotti.
Peraltro, magari per sviare l'attenzione dai problemi interni, ieri Raggi ha chiesto chiarimenti all'Acea, con un post su Facebook, su due presunte «nomine di dirigenti fatte a pochi giorni dal ballottaggio». Richiesta del tutto irrituale che avrebbe destato sconcerto a Palazzo Chigi. Mentre dall'azienda fanno notare che non c'è stata alcuna nomina, ma solo due incarichi temporanei affidati a dirigenti con anzianità aziendale di 15 anni e che comunque riguardano l'organizzazione interna e che quindi competono al management societario.

CENA RISERVATA
La notte scorsa la Raggi, sempre più in panne, si è lasciata andare ad uno sfogo. ha incontrato Luigi Di Maio in un ristorante romano, a due passi da Montecitorio. Cena riservata a pochi, al fidatissimo Daniele Frongia, probabile futuro vice sindaco, al consigliere regionale del Lazio Gianluca Perilli, uno che in queste ore non ha mai perso la testa. Per evitare che i toni si alzassero, non sono state invitate né la senatrice Paola Taverna né la deputata Roberta Lombardi, due che non si amano e non se lo mandano a dire. La Raggi ha spiegato per filo e per segno cosa ha in mente. Che riteneva compatibile la nomina a capo di gabinetto di Frongia, finito poi sotto tiro. E perché avrebbe voluto puntare anche su Raffaele Marra, l'ex finanziere legato in passato ad Gianni Alemanno, che il rapporto tra l'allora sindaco e Marra si interruppe per la questione legata all'accoglienza degli immigrati e in particolare per i rapporti tra il Comune e le strutture dell'Arciconfraternita. Che dunque Marra è affidabile nonostante i dossier e i contro-dossier arrivati sul suo tavolo. Tanto che Di Maio, in un'intervista rilasciata l'indomani, si è affrettato a dire: «Nessun pregiudizio, chi ha distrutto il Paese non fa parte dei nostri progetti ma chi ha operato bene sì». Sembrava un endorsment per l'ex finanziere e invece era già tutto deciso. Il mini direttorio - Lombardi, Taverna, Castaldo, Perilli e Frongia - dopo aver premuto invano sulla Raggi per farle cambiare idea, ha invocato l'intervento di Davide Casaleggio. E puntuale, da Milano, è arrivata la stroncatura (salvo ripensamenti).

 

 
GARA PER LO STAFF
Il direttorio nazionale sta valutando ora le altre nomine. Vorrebbe dare alla giunta un «taglio piu politico». Mentre il mini direttorio staziona stabilmente nella stanza del primo cittadino, quella con il balconcino affacciato sui Fori. In quanto a lei, che ieri ha incontrato l'ex first lady britannica Cherie Blair, la Raggi nega che vi siano tensioni anche se chi la conosce giura di averla vista provata. Dopo Frongia e Marra è arrivata anche la bocciatura di Augusto Rubei, proposto come portavoce. Da Milano è arrivata ancora una volta un'altra indicazione: meglio indire una gara per scegliere l'ufficio stampa.
Intanto è tutto un vociare e smentire. Daniela Morgante, che pure aveva già chiesto il nulla osta al Csm, difficilmente farà l'assessore. Per lei si pensa ad un ruolo più tecnico. Salgono le quotazioni di Carla Romana Raineri, magistrato milanese legata a Tronca. Cristina Pronello candidata ai Trasporti ha fatto un passo indietro. Avanza invece il nome di Marcello Minenna, dirigente Consob,per il Bilancio. Sennonché qualcuno si è premurato di far sapere alla Raggi che il padre Michele fu il capo della commissione collaudo arrestato per il crollo del viadotto Scorciavacche, quello venuto giù in Sicilia una settimana dopo l'inaugurazione. Le eventuali colpe dei padri, è chiaro, non dovrebbero ricadere sui figli. Ma quando circolano veleni valgono anche i colpi proibiti.