Marra, l'intoccabile Rasputin di Virginia con una passione per i dossieraggi

Marra, l'intoccabile Rasputin di Virginia con una passione per i dossieraggi
di Mario Ajello
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Sabato 17 Dicembre 2016, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 13:15

Don Raffae', come quello della canzone di De André, chiamavano Raffaele Marra al Campidoglio, prima dell'arrivo del sindaco Raggi. E anche dopo. Ma il legame di ferro tra i due, non scalfibile neanche dai continui inviti di Grillo («Virginia, mi dicono tutti tutto il male possibile di quello lì, lo devi allontanare per il buon nome del nostro movimento»), ha procurato al braccio destro del sindaco il nomignolo di Rasputin de'noantri. Oddio, nessuno per fortuna avvelenerà don Raffae', come accadde al monaco e spiritista inseparabile dalla zarina di Russia, che aveva preso in mano l'impero. Ma sempre di storie di corti e di un personaggio di corte, fatte le debite proporzioni, si parla.
Da vicecapo di gabinetto della Raggi, comandava lui. È così da capo del personale del Campidoglio, autore tra l'altro della sistemazione del fratello in posizione strategica al Comune. E sempre doveva essere allontanato, perché i Cinque stelle dall'inizio lo hanno considerato «losco» e «oscuro» ma il sindaco ribatteva: «competente e prezioso» e addirittura «senza di lui non vado avanti».

L'ASCESA
E però mai si è riusciti a spezzare quel Raggio Magico di cui don Raffae', personaggio carsico e simbolo della discontinuità sbandierata e mai realizzata dai Cinque stelle, è stato il fulcro insieme a Romeo, attuale compagno di sventura. Ex alemanniano, ex polveriniano, dirigente comunale sopravvissuto anche a Marino, è proprio sotto la consiliatura del Marziano che Marra da dirigente del Dipartimento entrate del Comune cominciò a collaborare con il grillino Frongia, oggi vice-sindaco della Raggi e autore del libro scandalistico E io pago in cui c'è lo zampino di Don Raffae'. Pare che sia stato lui a scrivere la lettera di richiesta di parere all'Anac, per fare fuori l'allora capo di gabinetto del sindaco - Carla Romana Raineri - e il super assessore al Bilancio - Marcello Minenna - ma ha sempre risposto a muso duro a questo sospetto: «È una str...ata. Una delle tante che dicono su di me».

È un dato di fatto invece che è stato uno fedelissimi di Alemanno, dirigente prima al Consiglio per la ricerca e sperimentazione in Agricoltura quando l'ex sindaco era ministro, poi all'Unire con Franco Panzironi, l'ex amministratore delegato di Ama ancora agli arresti per Mafia Capitale. Così, quando la destra scalò il Campidoglio, Marra diventò capo del Dipartimento Patrimonio. E a quel periodo risalgono le accuse che ora i pm gli muovono. Ci rimase quasi due anni, quando andò via, a marzo del 2010, in contrasto col sindaco. Una rotta di collisione dovuta semplicemente al fatto che non si sentiva valorizzato da Alemanno ma che Marra ha narrato a modo suo: «Fino a che c'ero io, Buzzi non ha messo piede al Comune».

POLITICA
Grillino ante-litteram, ecco come si è dipinto, per comodità, don Raffae'. Vantandosi così: «Potrei essere considerato lo spermatozoo che ha fecondato il movimento Cinque stelle». Che è l'opposto di quanto avrebbe detto la capofila dei suoi nemici dentro i Cinque stelle, Roberta Lombardi: «Marra è il virus che sta infettando il movimento». Al punto che proprio la Lombardi presentò un esposto in cui denunciava i possibili illeciti di quando Marra dirigeva il dipartimenti della Casa, la stessa materia che ora ha portato in carcere Don Raffae'. Per non dire del concorso del 2006 che servì a Marra per salire nella scala gerarchia dell'amministrazione e fu caratterizzato «da un quadro inquietante di collusioni e di favori».

Lasciato il Comune, Marra andò prima in Rai con il dg Masi, poi alla Regione con Renata Polverini. Nonostante il Tar lo avesse giudicato nel 2011 inidoneo per la funzione di direttore del personale. Messo in un angolo da Nicola Zingaretti, si è rifugiato di nuovo a Palazzo Senatorio. Dove più di una volta, nei corridoi, hanno sentito dire la Raggi in questi mesi di allarme e di caos: «Marra ci garantisce».

E intorno a lei e a lui, alla zarina che non riesce a comandare e al Rasputin che detiene i misteri del proprio potere a dispetto di Grillo e dei grillini, tutti non hanno fatto e non fanno che interrogarsi sul fluido magico della sua inamovibilità e lui quasi irridente: «Chiedetevi perché sono sempre qua». Già. Perché? Sicuramente perché la sua sicurezza da uomo con le mani in pasta ha esercitato una fascinazione sul dilettantismo dei nuovi arrivati alla guida di una città e di una amministrazione per loro sconosciute. Di fatto davanti a ogni contestazione la Raggi ha sempre ripetuto: «A Marra non rinuncio».

Ad Alemanno chiese una raccomandazione per entrare nei servizi segreti. Ma non ci è entrato. La Guardia di finanza, dove è diventato Maggiore, è stata una parentesi. Poi, dieci anni fa, fu folgorato dalla «via della politica». Mollò la divisa e diventò direttore dell'Area galoppo dell'Unire, l'ente per l'incremento delle razze equine che ai tempi era guidato da Panzironi. Ma gli è sempre piaciuto anche volare. Ha provato a prendere il brevetto di pilota, incagliandosi in esami non superati a causa di troppe assenze. Dopo una lettera anonima, le gerarchie del Comando di Pratica di Mare (è stato nel gruppo di esplorazione aeromarittima dal 2001 al 2006) infastiditi dalle sue assenze scoprono che ha preso un congedo parentale, e che frequenta contemporaneamente un costoso corso privato di volo, l'Alitalia Skymaster. Diventerà comunque secondo pilota.

Mentre da primo pilota - secondo molti consiglieri grillini - si è mosso in questi mesi in Campidoglio. O meglio «è l'eminenza grigia» di Virginia, secondo tutti. La Raineri ha raccontato: «Comandano loro». Cioè lui e Romeo. E a chi gettava ombre su di lui, il capo del personale capitolino replicava dicendo «Prima o poi parlo io». Intanto però a parlare, in questo periodo di amministrazioni Raggi, sono state diverse persone entrate in contatto con lui. Claudio Milardi, ex segretario particolare di Alemanno in Campidoglio, per esempio ha narrato: «Marra era molto attento alla raccolta di informazioni, cioè di dossier, e dotato di protezioni impossibili da ignorare». Anche se la Raggi, successivamente, su questo punto avrebbe sempre fatto muro: «È uno del M5S». L'opposto di quanto il sindaco ha affermato ieri: «È solo uno dei 23mila dipendenti comunali».

Il personaggio dunque è un personaggio carsico. Uno di quei tipi da sottobosco del potere. Che stavolta sembrava avere trovato il suo momento magico da Rasputin de'noantri. Una magia per ora finita a Regina Coeli.

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